Regia di Christian Petzold vedi scheda film
Il fluire ordinario del racconto e del tempo nasconde tra le sue pieghe la verità irriducibile di un fallimento personale senza rimedio, il circolo vizioso di una coscienza che non riesce a liberarsi dei fantasmi del proprio passato e più ancora della fallibilità di una natura umana prigioniera delle proprie passioni e delle proprie meschinità.
Finita con l'auto guidata dall'ex marito dritta nell'Elba, la bella e giovane Yella si riporta e riva e abbandona il piccolo paesino senza futuro per un nuovo lavoro di contabile nella grande città. La sua fortuita collaborazione con uno speculatore finanziario sembra aprirle nuove prospettive professionali e sentimentali, ma una terribile verità incombe minacciosa.
Yella Phantom des Tages
Che sia la conclusione di una trilogia sulle presenze spettrali nella Germania post-riunificazione o un adattamento della fantasmagoria dell'Hank Harvey di Carnival of Souls al nichilismo politico di Petzold poco importa, questo thriller di simbologie acherontee e dilatazioni temporali degli sprazzi di coscienza sull'Old Creek rappresenta il saggio di uno stile cinematografico in cui il fluire ordinario del racconto e del tempo nasconde tra le sue pieghe la verità irriducibile di un fallimento personale senza rimedio; dove le nuove occasioni che si prospettano all'orizzonte sono soltanto il circolo vizioso di una coscienza che non riesce a liberarsi dei fantasmi del proprio passato (una speculazione andata in fumo, un amore alla malora) e più ancora della fallibilità di una natura umana prigioniera delle proprie passioni e delle proprie meschinità. Se l'elemento acquatico (ripreso nell'ultimo, affascinante Undine) è il chiaro simbolo del tentativo di emersione dalle oscure profondità della propria coscienza e quindi il punto di partenza di una sinossi narrativa di disperato riscatto sociale, già dalle inquietanti premesse del racconto è chiaro il tentativo di restituire le alarmanti incongruenze di una fantasticheria onirica che riconosca negli oggetti, nelle persone e negli eventi l'oscura profezia di un risveglio senza sogni; una dimensione del possibile dove il risultato è meccanicamente preeordinato delle stesse, immutabili leggi che ne hanno decretato la precedente e irrevocabile sentenza. La bella protagonista del film di Petzold (un Nina Hoss dal trattenuto fascino animale) si muove così nella proiezione personale di in un mondo in sfacelo che assomiglia in tutto e per tutto a quello che ha appena abbandonato, fatto di aziende in dismissione, manager infingardi dalle mani lunghe, speculatori finanziari dal fascino sibillino, padri di famiglia facili prede del ricatto economico; il flusso impalpabile del denaro che tutto inquina e tutto corrompe, solleticando la cattiva coscienza di una donna che sa di aver abbandonato il marito per il suo fallimento economico, di aver tradito la fiducia di un uomo che le aveva dato l'ultima speranza, di aver condotto al suicidio la preda occasionale della sua miserabile avidità. Nell'opprimente senso di colpa di chi ha appena toccato il fondo (anche letteralmente) il triste ritorno a casa ed alle proprie spoglie mortali di chi non ha avuto il tempo di perdonare se stessa. Nomination all'Orso d'oro, Orso d'argento per la migliore attrice e Femina Film Prize per il montaggio al Festival di Berlino 2007.
Era potentissima la sua libertà
ma non sapeva farne uso...
Era necessario alla
sua altezza morale che fosse registrato...il suo fallimento.
Non era necessario alla sua
bassezza morale morire.
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