Regia di Yvan Attal vedi scheda film
Per una volta non sono gli americani a copiare i francesi, bensì quest’ultimi a realizzare il remake di una piccola opera indipendente (e di successo) a stelle e striscie, avvalendosi di una produzione con un indubbio maggior appeal, perdendo comunque inevitabilmente quella curiosità che a suo tempo l’idea principale aveva destato nascondendo la pochezza di variabili a disposizione.
La vita di Ben (Yvan Attal) insieme alla moglie Anna (Laetitia Casta) trascorre tranquilla, almeno fino a quando non si palesa alla sua porta, e dopo parecchio, tempo l’amico di vecchia data Jeff (Francois Cluzet).
Durante una festa ad alto tasso alcolico verrano convinti a girare un film porno a tinte gay, il primo problema di Ben è confessare questa intenzione a sua moglie, ma subito dopo riuscirà ad arrivare veramente in fondo?
Operazione che trasmette decisamente poco a chi ha già visto a suo tempo “Humpday” (2009); tutto appare piuttosto ordinato, probabilmente anche approfondito un fil(in)o meglio, ma ormai ovviamente privato del fattore cardine saliente, ovvero quell’originalità insospettabile insita nell’evoluzione del rapporto d’amicizia di lunga data tra i due protagonisti.
A favore poi sicuramente vi è un appeal decisamente maggiore garantito dai nomi presenti nel ricco cast; Francois Cluzet, oltre che essere un bravo attore, è un volto ormai facilmente riconoscibile ed apprezzato, mentre è piacevole incontrare nuovamente Laetitia Casta in (poche) vesti piuttosto generose e la coppia formata da Asia Argento e Charlotte Gainsbourg, seppur destinata a figurare in poche scene, aumenta vertiginosamente gli sbalzi ormonali.
Certo, visto che poi il copione mantiene una linea guida conosciuta, vi è poco altro da poter aggiungere, come ad esempio una forma estetica più europea (per chi scrive decisamente migliore dell’originale), però purtroppo un prodotto del genere non può andare oltre un giudizio medio, quasi neutro, legato più ai volti che popolano la scena piuttosto che alla sostanza (per lo più immutata).
Esercizio di stile, magari anche elegante, ma inevitabilmente fine a se stesso.
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