Regia di Giulio Petroni vedi scheda film
Due amici, scapoli impenitenti di mezza età, prendono in affitto un appartamentino per farne la loro garçonniere. Naturalmente dovranno darsi dei turni; ma anche organizzandosi nella maniera migliore, i due riescono a combinare solo disastri, perdendo ogni occasione possibile.
Una rocambolesca serie di gag, malintesi, doppisensi, intrighi a sfondo comico in salsa 'bollente'... quantomeno sulla carta, fino alle parole; nelle immagini a parte qualche coscia non si vede naturalmente nulla: siamo nel 1960 e per approdare in sala una pellicola non può osare più di tanto in Italia. Nonostante ciò I piaceri dello scapolo subisce numerosi tagli in censura e un divieto di visione ai minori di anni 16 che oggi appare assolutamente demenziale: è difficile cogliere infatti, per lo spettatore odierno, la differenza a livello di situazioni e di argomenti potenzialmente scabrosi tra questa pellicola e una di (per dire un insospettabile) Totò. A parte questa curiosità, comunque, del film poco rimane da dire: gradevole per la confezione e per la narrazione ben serrata, con una serie di interpreti perfettamente funzionanti, I piaceri dello scapolo rappresenta senz'altro un'ora e mezza spensierata – ma anche troppo, poiché il registro comico dell'opera non le consente di osare più di tanto. Quel che bisogna però assolutamente sottolineare è che si sta parlando di uno dei rarissimi incroci sullo schermo dei fratelli Mario e Memmo Carotenuto e, nello specifico, dell'unica volta in cui i due hanno avuto entrambi un ruolo da protagonista. Non poco, considerando la verve della coppia, e il resto lo fanno Sylva Koscina, Andrea Checchi, Gina Rovere, Marisa Merlini, Carlo Piscane, Nanda Primavera, Achille Majeroni. Sceneggiatura di Ugo Guerra, Ruggero Maccari, Aneglo D'Alessandro e Marcello Fondato; seconda regia per Giulio Petroni dopo La cento chilometri (1959): un'altra prova certo non priva di punti deboli, ma altrettanto degna di nota. 4,5/10.
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