Regia di Olivier Megaton vedi scheda film
Avevamo lasciato Bryan Mills abbracciato alla figlia, strappata a colpi di proiettili e xenofobia alle grinfie di un clan di sfruttatori albanesi. Lo ritroviamo immerso per una buona mezz’ora in un pentolone di melassa, assieme alla ex moglie con cui ha recuperato il rapporto e alla figlioletta felicemente fidanzata: quale trauma, per il nostro geloso e retrogrado bacchettone! Ma i parenti degli albanesi uccisi tornano a vendicarsi, rapendo a Istanbul l’allegra famigliola e costringendo Bryan a rivestire i panni dell’agente speciale: da Io vi troverò si passa a un dichiarato «Noi lo troveremo». Bodycount: 21 morti e 5 feriti tra i malcapitati e un po’ idioti criminali per mano di un mai credibile Liam Neeson 60enne, la cui temperatura di cottura è prossima allo “stadio Chuck Norris”. Luc Besson scrive e produce un’accozzaglia di incoerenze talmente lampanti da far tenerezza (tra tutte la figlia di Mills che, non ancora patentata, sfugge ai rapitori su quattro ruote tra i vicoli di Istanbul manco fosse Colin McRae), attenuando lievemente le aberrazioni ideologiche del primo capitolo ma scivolando in continuazione nel ridicolo spinto. Il mestierante Megaton ricicla ogni espediente di regia del primo atto, aumentando il polverone con citazioni imbarazzanti dalla saga di Bourne e da Drive, prelevato direttamente - colonna sonora compresa - nella sequenza dell’attesa al volante. Il finale apre a un possibile Taken 3. Dio ce ne scampi.
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