Regia di Robert Lorenz vedi scheda film
Ogni volta che arriva in sala un nuovo film con Clint Eastwood è ovviamente un evento. Personalmente, avevo dimenticato che il vecchio Clint in questa pellicola è solo attore e ne ha affidato la regìa al suo collaboratore Robert Lorenz. Questo dettaglio fa evidentemente calare l'interesse verso il film, ma resta il fatto che Eastwood protagonista rende comunque doverosa una visita. Che dire? Non si può negare una certa delusione dopo aver visto il film. Attenzione, non è un brutto film, è una storia di sentimenti girata dignitosamente e anche piacevole per coloro a cui piace il genere, tuttavia oggettivamente c'è qualcosa che non va. Il problema è che la vicenda del padre che è stato poco presente e che cerca di riagganciare un'intesa con la figlia irrequieta, è una storia che abbiamo già visto troppe volte, declinata in tante salse e anche in quest'occasione le varianti sono davvero poche. E dunque ci troviamo di fronte a meccanismi umani e sentimentali che conosciamo bene, il che rende il film estremamente prevedibile. E il viso, più dolente e più burbero che mai, del vecchio Clint sembra quasi sprecato per una vicenda così poco ficcante, così scontata nel suo dipanarsi senza sorprese. E anche i colpi di scena sono altrettanto scontati, tipo il segreto nel passato della ragazza (cos'altro potrebbe mai essere se non un tentativo di molestia subìto da piccola?). Insomma, sarò banale, ma mi unisco al coro di coloro che sostengono che Clint i film se li deve dirigere lui; capisco la sua buona fede, si è messo nelle mani di un vecchio amico fidato, ma se poi il risultato è questo c'è da chiedersi se ne sia valsa la pena. Perchè se come intrattenimento "sentimentale" per il pubblico vasto delle multisale il prodotto funziona discretamente, il cinefilo amante del cinema eastwoodiano non può che aspettarsi molto di più da un gigante del cinema contemporaneo. Intendiamoci, Eastwood ha diretto pellicole di ogni genere, comprese le storie dolenti di sentimenti feriti (basti pensare al capolavoro "Million dollar baby"), quindi il soggetto è nelle sue corde, niente da dire. Ma è la messa in scena che non è "estwoodiana", non emoziona se non blandamente, insomma è il "manico" che non convince. Tutto scorre secondo binari prestabiliti e la conclusione arriva esattamente come te la aspetti. Un dramma famigliare con toni da commedia che affiorano qua e là (le schermaglie amorose della protagonista), e poco altro. E la statura da "vecchio leone ferito" di Clint qui appare troppo schiacciata nell'adeguarsi ad un copione decisamente convenzionale. La storia ci racconta di Gus Lobel, anziano scout del baseball, uno di quei tizi che girano l'America per scovare nuovi talenti sportivi. Dopo la vedovanza, perduta l'amatissima moglie, ha riversato ogni sua energia sullo sport, trascurando la figlia Mickey. Costei, quando il padre comincia a perdere colpi a causa di un problema alla vista, lo raggiunge a costo di mettere in secondo piano la sua brillante carriera di avvocato. I due protagonisti intraprendono insieme un viaggio (l'ultimo per l'anziano padre, ormai alle soglie della pensione) che diventerà il pretesto per un fatale riavvicinamento sentimentale tra padre e figlia (e la ragazza troverà nell'ambiente sportivo anche un fidanzato, per la gioia delle spettatrici più tenerelle). Su Clint Eastwood attore nulla da eccepire: la sua è una maschera burbera a cui siamo tutti devoti ed affezionati. Justin Timberlake appare in un ruolo decisamente sciapo e troppo convenzionale. Amy Adams caruccia assai, ma anche lei offre una interpretazione che ne comprime l'espressività entro limiti troppo rigidi e prestabiliti. Peccato, perchè è palesemente brava e mi auguro che prima o poi qualcuno le affidi un ruolo drammatico molto intenso che possa rappresentare per lei un banco di prova. Quanto poi a John Goodman io lo trovo ogni volta irresistibile, e resta uno dei miei attori favoriti. Ma c'è una cosa che mi sento di dire in conclusione. Un dettaglio non da poco che mi induce a sospendere il mio giudizio complessivo sul film. Si tratta di un punto di vista personalissimo ma che immagino di poter condividere con qualcun altro: del gioco del baseball e di tutto l'universo umano che gli ruota attorno (che è poi lo sfondo e la materia centrale del film) a me non interessa assolutamente niente. Scusate la franchezza.
Voto: 6
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