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Di nuovo in gioco

Regia di Robert Lorenz vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Di nuovo in gioco

di alan smithee
4 stelle

Siamo sicuri che il baseball sia uno sport interessante? Siamo sicuri che il baseball sia uno sport? Basta la presenza sempre eccezionale del Clint brontolone, cupo ed incartapecorito, a tener testa alla perfezione a cui il grande regista (qui presente in  altre vesti) ci ha abituato in molte delle sue ultime produzioni? all'epicità d'altri tempi di quel Gran Torino che non smette (quello si) di commuoverci e stupirci ogni volta per grazia e ritmo?
No, a mio giudizio proprio non basta e davvero non ne siamo sicuri. Siamo certi invece che di studi di avvocati di grido con tre cariatidi squaliformi che fanno i ruffiani per accaparrarsi come socio uno dei due petulanti giovani rampanti da anni sfruttati loro servizio non ne possiamo davvero piu'; come non ne possiamo piu' di figlie che sfogano le proprie infelicità familiari concentrandosi a capofitto sulla carriera, non ne possiamo più di ex promesse mancate di baseball che scondinzolano dietro queste figlie, che naturalmente sanno tutto su questo "sport" e in quattro e quattrotto trovano nel giardino di fronte il giocatore giusto da far diventare una star in dieci minuti.
Spiace davvero ma l'ultima fatica di Eastwood, qui impegnato "solo" come attore e produttore, non convince affatto e si tira avanti su luoghi comuni di un'America che ci annoia e innervosisce sino all'irritazione. Certo si vede che il regista Eastwood si tira completamente fuori dal gioco, rispettando certamente il suo ruolo e limitandosi a metterci del suo come attore, ma lasciando nelle mani dell'anonimo regista Robert Lorenz e in quelle non piu' rassicuranti dello sceneggiatore Randy Brown una matassa che anziché sbrogliarsi si aggroviglia continuamente in situazioni tra lo stucchevole e lo stravisto mille volte.
Non bastano purtroppo alcune situazioni simpatiche dell'Eastwood insofferente, ironico e brontolone dell'ultimo decennio, che distrugge mobilio, scassa l'auto uscendo dal garage, parla col suo pene nell'atto di tentare faticosamente di orinare, per salvare un filmetto scontatissimo dalla fastidiosa accondiscendente linearità della sceneggiatura di cui è vittima, cesellata per stimolare sentimentalismi superficiali e predisposti a tavolino.

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