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Di nuovo in gioco

Regia di Robert Lorenz vedi scheda film

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giancarlo visitilli

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La recensione su Di nuovo in gioco

di giancarlo visitilli
6 stelle

Nell’ottima apertura del film è detto già tutto, alla maniera di Moravia in “Io e lui”. Un uomo anziano che parla, in ‘qualche modo’, a sé stesso…

La storia è quella di Gus Lobel, da decenni uno dei migliori scout di baseball, sempre alla ricerca di nuovi talenti sportivi. Nonostante la sua età avanzata, Gus riesce a riconoscere il tipo di battuta, dal solo rumore della mazza da baseball. Rifiutando di finire ‘in panchina’, fa di tutto per prolungare il più possibile la sua brillante carriera. Ma la vita avanza e lascia i segni. Non nasconde i segnali. Per cui, ad un certo punto, Gus non ha scelta, specie quando l’ufficio centrale degli Atlanta Braves inizia a mettere in discussione le sue capacità. L’unica persona che potrà aiutare l’anziano scout è proprio la donna a cui non avrebbe mai voluto rivolgersi: sua figlia Mickey. Lei ha avuto da sempre un rapporto difficile con suo padre, il quale, dopo la morte della moglie, non è stato un genitore modello. Anche ora, nei rari momenti che trascorrono insieme, lui è sempre troppo distratto dal baseball, e Mickey è convinta che sia proprio quello l'unico grande amore della sua vita. Nonostante le reticenze e le obiezioni di Gus, Mickey decide di accompagnarlo in un ultimo incarico in Nord Carolina, mettendo a repentaglio la propria carriera, per salvare quella del padre. Costretti a trascorrere del tempo insieme per la prima volta, ognuno di loro farà delle scoperte, rivelando verità a lungo nascoste, rispetto al passato e al presente, che potrebbero cambiare il futuro di entrambi.

Questo film, tutto sommato sufficiente, segna il ritorno di Clint Eastwood che, dopo aver annunciato il suo ritiro dalle scene per dedicarsi esclusivamente alla regia,  decide di tornare davanti alla macchina da presa nel debutto alla regia del produttore Robert Lorenz. Questi gli affianca la bravissima e credibile attrice, Amy Adams, insieme ad un altrettanto bravo attore, John Goodman, e un Justin Timberlake, ad uso di un pubblico più giovane.

La regia è come se non ci fosse, nel senso che si tratta del classico film costruito sugli e dagli attori. Perché la sceneggiatura di Randy Brown è assolutamente prevedibile, a volte banale.

Nonostante ciò, però, il film ammalia e risulta un’interessante lettura della nostra vita, quando si è alla soglia dell’età della pensione. O meglio, quando questo lo si poteva dire… Tra il sentimento di una vita malinconicamente da recuperare, per mezzo di un rapporto padre-figlia, rivisto alla luce del tempo passato, sarebbe stato interessante, per esempio, una più ampia riflessione, non fosse per l’attualità dei temi sociali e politici, che non coinvolgono solo bersaniani e renziani, del fenomeno culturale dei giovani (o giovanilisti) che vogliono rottamare a tutti i costi i più vecchi, nel film presente nella stessa figura di Gus, che svolge il suo lavoro all’antica e respinge qualsivoglia aiuto tecnologico. Tuttavia, Di nuovo in gioco é un lavoro onesto, dalla storia universale, in cui, nonostante si sa cosa accadrà o può accadere di lì alla prossima sequenza del film, lo si aspetta con curiosità. Prediligendo la sala buia, alla più piccola cucina di casa e al più piccolo schermo. Ma l’operazione è degna di una buona televisione.

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