Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Di nuovo in gioco

di Utente rimosso (PeppeDeMaria1)

8 stelle

Valida commedia a sfondo sportivo; buon cast per il ritorno in scena di Eastwood, supportato da Amy Adams, prossima alla consacrazione ed un Timberlake che si fa rispettare; solo un picco drammatico poi scorre piacevole, specie se siete un poco appassionati del baseball “cinematografico” lieto fine, sia sportivo che sentimentale voto 7.5 ®©™

Di nuovo in gioco, come il sottoscritto...

Il titolo originale della commedia, allude alla disputa finale del film, tra un borioso, arrogante battitore, acclamata promessa della Major League... ed un umile, fenomenale lanciatore scoperto per caso, destinato a scombinare – anche in positivo – i piani dei protagonisti.

È ovviamente, anche una metafora sullo spaccato di vita qui raccontato.

In effetti, con “palla curva”, s’intende la frase idiomatica per indicare un tiro mancino, un tradimento, menzionata a volte nel cinema tipicamente americano, essendo lo sport più seguito negli Stati Uniti.

Di solito trovo insopportabile quando i cantanti, specialmente i cantanti/ballerini, sconfinano nell’arte che non gli compete, quella cinematografica... ma mi duole ammettere che questo Justin Timberlake, non affatto nuovo a valide interpretazioni ( “Alpha dog” la sua migliore), se la cava bene anche qui, specie se si considera poi il fatto che si trova al cospetto di chi appartiene al gotha della cinematografia mondiale, l'impareggiabile Clint Eastwood, sempre più indurito (per l’occasione, dopo i fasti “Gran Torino”, declinò la regia e, per la fortuna di noi amanti del buon cinema, declinò anche il paventato ritiro dalle scene), e al relazionarsi all’astro nascente Amy Adams, (ora attrice affermata) qui in modalità commedia, quando sappiamo ormai che da il meglio nel dramma a tinte forti.

Clint Eastwood, Amy Adams, Justin Timberlake

Curioso, ma non posso far a meno di notare che anche questa volta, il personaggio impersonato dal polivalente talento di Timberlake, si muova nell’ambito del baseball, una religione più che lo sport più amato negli USA ( e nessuno al di qua dell’oceano, ha mai capito come sia possibile); l’altro sarebbe il discreto “Open road – la strada per ricominciare” dove, anche li fa coppia con un altro grande di Hollywood, Jeff Bridges, ed una carinissima Kate Mara, dove risultava però più responsabilizzato nel ruolo del coprotagonista accanto all’ormai corpulento, stagionato “Drugo”.

Quanto segue svela qualche anticipazione sugli intrecci della sceneggiatura più che la trama. Ma devo premettere che se io mi concedo qualche anticipazione, è solo per spiegare la psicologia dei personaggi trattati. Tutto qui, non c’è malizia.

Premesso questo...

In quest’opera di Robert Lorenz, già collaboratore con Eastwood (ne sono anche i produttori), J.Timberlake è invece Johnny Flanagan, un osservatore sportivo, (come anticipato, siamo sempre nel campo del baseball) che incrocia la sua strada con un vecchio e alquanto scorbutico talent scout, Gus Lobel (Clint invecchiato eppur ancor più solenne), un tempo tenuto in gran considerazione per il suo passato sportivo, ma oramai prossimo alla pensione, dopo aver già appeso il proverbiale guantone al chiodo... che si trova costretto a viaggiare con la figlia, Mikey, un affermato avvocato che, suo malgrado, si trova a dover accompagnare il padre in quanto ormai irrimediabilmente affetto da una malattia degenerativa della vista, e non potrebbe quindi viaggiare da solo.

La volitiva figlia però, se non proprio in conflitto, presenta degli insoluti psicologici a livello relazionale col genitore, per via di un’infanzia, e una adolescenza, affrontata in quasi totale assenza del padre, sempre in viaggio per seguire i suoi giocatori.

Tuttavia, la stessa figlia possiede la maturità, nonché la personalità necessarie a non serbar rancore al burbero padre quale, afflitto com’è dai sensi di colpa, dapprima ritroso (considera umiliante il dover farsi accompagnare), avvertirà il bisogno di riallacciare il rapporto mai avuto con la figlia, e nella scena madre, rivelerà di come sia giunto alla difficile decisione di affidarla a qualcuno di stabile in seguito alla morte della moglie (formidabile la scena per cui venne usata una vera sequenza, con il vero volto di un più giovane Eastwood, tratta dalla saga di “Callaghan” credo, o forse "Gli spietati").

Figlia, dicevamo, che il padre stima più di quanto possa credere in quanto riconosce in lei anche una formidabile intenditrice, anzi, conoscitrice del baseball, scopritrice di talentisuperiore persino alle sue qualità... quando lei riuscirà a scovare un lanciatore davvero talentuoso quanto umile... e che Gus e Mikey proporranno alla dirigenza della squadra per l’ingaggio, in lizza contro un battitore portentoso (ma solo all’apparenza), consigliato e sostenuto da Phillip Sanders (Matthew Lillard ), un giovane, presuntuoso ed inesperto talent della stessa squadra, sempre in contrasto con Clint, ritenendolo ormai superato. Al confronto finale, tra la proposta di Mikey e il battitore proposto dal rivale di Gus, vincerà ovviamente la perspicace figlia e sarà il genitore stesso a caldeggiarla come ideale manager del fenomenale lanciatore.

Ad ammorbidire tutta la situazione,ovviamente, interviene la storia sentimentale tra Johnny (Timberlake) e Mikey (Amy Adams).

Comunque, raccontato così non sembra granché, ma la caratterizzazioni che i grandi attori in scena conferiscono ai loro personaggi, la rendono un’opera quantomeno meritevole d'una visione per gli estimatori del grande Clint. E di li a poco sarebbe esploso il talento di Amy Adams, che tutti conoscerete per i vari successi (“animali notturni”; “American Hustle” etc...) o almeno per esser l’ultima Lois Lane cinematografica.

Considerate che sia lei che lo sciolto Justin T. si stanno pur sempre confrontando con quel mostro sacro di Clint Eastwood, quale, mi sono stupito, ma non si è affatto risparmiato per questa commedia.

Sempre in merito al cast ,obbligo di menzione anche per Johnn Goodman, sempre un’ottima spalla: infatti qui compare nel ruolo di un fedele amico di Gus.
C’è poi Robert Patrick (il celeberrimo T-1000 nella saga “Terminator”) – il dirigente della squadra degli “Atlanta Braves”... e anche la comparsata del figlio dello stesso Eastwood, Scott, nei panni di un giocatore...

John Goodman, Robert Patrick, Matthew Lillard

Una buona commedia a sfondo indirettamente sportivo, con un cast notevole che segna il ritorno in scena di Eastwood, supportato da Amy Adams, prossima alla consacrazione; solo un picco drammatico nel passato del padre e sua figlia; scorre piacevole, specie se siete un pochino appassionati del baseball “cinematografico” ed un lieto fine. Sia sportivo che affettivo.
Voto 6.5

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