Regia di Elio Piccon vedi scheda film
Sud Italia. Una famiglia di pochi mezzi vive di un attività pericolosa e non particolarmente redditizia: fabbricare fuochi d'artificio. Il nonno e il padre sono sempre impegnati al lavoro, che incuriosisce molto il piccolo nipotino.
Le magiche polveri è uno dei cortometraggi a soggetto girati da Elio Piccon per la Corona Cinematografica fra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta. Il regista, che si assume anche la fotografia del lavoro, rimane attaccato a metodi di lavoro neorealisti e tutto il suo cinema risente di questa impostazione chiaramente indirizzata alla denuncia sociale, all'indagine e allo smascheramento del malessere di un Paese ritenuto fra i più ricchi e civili al mondo. Ma l'Italia del sud, nell'entroterra e nei paesini più distanti dai grandi centri abitati, è ancora arretrata in maniera impressionante; i personaggi di Piccon, anche in questo breve film, si esprimono quasi solo in dialetto, sono miserrimi, vivono in catapecchie instabili e si accontentano della sopravvivenza. In questo caso addirittura si rassegnano a portare avanti un mestiere di poche soddisfazioni e tanti rischi, cosa che accomuna la pellicola con altre coeve sui pescatori che utilizzano l'antiquato e ormai inutile trabucco (Cavalli ciechi, 1967) o sull'agricoltura in malora in queste zone come per Il campo (1968). Interpreti dilettanti, ma riciclati da altri lavori di Piccon; tredici minuti scarsi di durata, con una morale francamente eccessivamente negativa. 6/10.
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