Regia di Dan Cutforth, Jane Lipsitz vedi scheda film
Volete sapere perché Katy Perry indossa ingombranti caramelle colorate al posto della gonna? Questo e (poco) altro scoprirete guardando il doc sul suo ultimo tour. Il titolo mette le mani avanti promettendo «una parte di me». Nessuno ha mai pensato che un’operazione promozionale potesse porgerci il cuore della popstar su un piatto. Il suo sistema nervoso è più esposto all’obiettivo: il giro del mondo in 124 date parte come un carrozzone esplosivo, poi la privazione del sonno e la distanza dal marito (ormai ex) Russell Brand la legano al letto con indosso una tenera, penosa vestaglia a cuoricini, e in testa la cuffia pre parrucca. S’infilerà ancora l’armamentario di capelli arcobaleno e farà roteare le girandole che porta al petto. L’anima del marketing esperienziale è l’empatia, e la storia della ragazzina di Santa Barbara si presta. I genitori, pastori evangelici, le impedivano di mangiare i cereali caramellosi Lucky Charms, perché la fortuna (“luck”) è appannaggio del demonio. Dalla nuova giovinezza ai fuochi d’artificio al divorzio, ogni tappa della vita ha la sua canzone. Il film non è un videoclip: sulla distanza, il candore iridescente e la sensualità cartoonesca si sfilacciano, e le immagini scorrono depotenziate. Eppure, tenendo altissimo il volume sulle hit già consegnate alla Storia, Katy Perry. Part of Me coglie di striscio la donna che non sta al passo. Con la coreografia e con la vita. E si costringe alla sorridente parodia di se stessa per un’ultima replica.
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