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Beyond the Black Rainbow

Regia di Panos Cosmatos vedi scheda film

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La recensione su Beyond the Black Rainbow

di alan smithee
4 stelle

locandina

Beyond the Black Rainbow (2010): locandina

Dagli anni '60 un brillante scienziato di nome Arboria, sperimenta una vera e propria dottrina che tenta di conciliare le teorie scientifiche con quelle della spiritualità interiore, giungendo a fondare una clinica che porta il suo nome, ove sono ospitate persone con problematiche nervose e comportamentali, nel tentativo di assicurare loro la serenità che al momento è loro negata.

In particolare seguiamo le gesta, in pieni anni '80 del reaganismo più convinto e orgoglioso, alle gesta del giovane ed azzimato discepolo di Arboria (ormai anziano) il dottor Nyle, che accentra le sue ossessioni ed i suoi studi su un caso riguardante una giovane e bella paziente di nome Elena, finita in depressione per la morte della madre.

In un gioco crudele e masochistico del gatto contro il topo, Nyle (un Michael Rogers effettivamente piuttosto inquietante, ripreso quasi sempre in accecanti primi piani che ne sottolineano l'ossessione malefica che anima lo scienziato) soddisferà tutte le proprie perversioni nello studio delle potenzialità di una mente distruttiva come quella della giovane ragazza, che non tarderà a reagire a stimolo sempre più invadenti e crudeli.

Fuga dall'istituto, incontri con esseri deformati, fisicamente ma soprattutto mentalmente, ed il dottor Barry Nyle sempre più follemente alle spalle, deciso a far sua la ragazza senza farsi scrupolo di eliminare ciò che resta della sua vita di famiglia. Vecchiaia che cerca di riciclarsi tramite esperimenti che nulla hanno veramente a che vedere con il bene dell'umanità, ma sono frutto di un egocentrico progetto di immortalità da parte del folle creatore di tutta la avveniristica struttura.

Un progetto ambizioso, bisogna ammetterlo, che attinge inevitabilmente (sotterrandosi con le proprie manie di grandezza) da capisaldi come il 2001 kubrickiano ma anche da Cronemberg, senza arrivare mai ad un vero dunque e annebbiando la storia (se ne esiste una) in una serie di ricercate coreografie che sembrano quelle, al tempo avveniristiche, di certi show televisivi milionari, ma anche vuoti e pieni di sé, degli anni '80.

Film d'esordio del canadese Panos Cosmatos (chissà se parente del greco George Pan Cosmatos di Cassandra Crossing, Rambo 2 e Cobra), un regista non certo senza talento, che tuttavia pare disperso nella confusione di voler dire o citare troppe cose per ritrovarsi in mano un pugno di mische; un cineasta che dunque aspettiamo al varco per la sua seconda prova, prima di azzardare qualche giudizio prematuro ed impreciso sul suo conto.

 

 

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