Regia di Ettore Scola vedi scheda film
Cominciamo dalla fine: a Chicago un uomo dal passo deciso (Mastroianni) percorre la strada sulla quale è in corso una parata per una festa nazionale. L'uomo ha con sé una borsa, all'interno della quale c'è una bomba. Il suo nome è Rocco Papaleo. Perché ha deciso di arrivare a tanto? Per saperlo, torniamo all'inizio del film, quando Rocco, emigrante italiano finito in una miniera canadese, babbeo, strapaesano e dai modi gentili e cerimoniosi, si trova a Chicago per vedere un incontro di boxe, lui che è un ex-pugile. Viene accidentalmente investito da una modella (Hutton) con la quale tenta di stringere un'amicizia ma che non fa altro che prendersi gioco di lui. Mangiata la foglia, Rocco arriva al disincanto in modo traumatico. Recuperando la memorabile lezione di Ferdinand Tonnies, Scola contrappone in modo manicheo la purezza del cafone di provincia (la provincia d'Italia, ma anche la provincia dell'impero) alla lordura della vita metropolitana. Ne esce un film a tinte cupe, piuttosto ripetitivo, giocato in gran parte sul repertorio di luoghi comuni che si affastellano nel lessico del protagonista. In questo gioco di contrasti, la suburra americana si profila come assai più nobile di una meschina aristocrazia in paillettes.
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