Regia di Jay Roach vedi scheda film
Come un Mr. Smith va a Washington nelle mani dei fratelli Duke di Una poltrona per due, come l’incontro tra un essere mitologico, sintesi di John Edwards e George W. Bush, e un nerd ritardato della scuderia Apatow, come se Jay Roach cullasse i suoi lavori politici per la Hbo (Game Change e Recount) sotto le coperte sporche di Austin Powers: Candidato a sorpresa è una satira politica sulle campagne elettorali, lo scontro tra una concezione del mondo edonista e corrotta e l’idealismo naïf di un presunto puro. Will Ferrell e Zach Galifianakis esasperano la guerra meramente retorica, tutta frizzi, lazzi, insulti e sussulti d’immagine di una politica così mediata da non conoscere minimamente la realtà, producendosi in performance di vacuità, in bolle di sapone con acqua stantia, in dichiarazioni che mostrano sfacciate le pudenda della menzogna, basta che sia vestita di parole convinte, di slogan compiaciuti, fascisti, privi di un senso. A Roach (e soprattutto al produttore/autore Adam McKay, che disegna le sue abituali traiettorie narrative) non interessa la differenza tra democratici e repubblicani. Quello su cui si concentra è la costruzione del consenso: e non sono le gag telefonate, sempre ferme all’eterna fase anale di una nazione e di un genere (la commedia) a colpire, ma i momenti in cui il comico s’apre al perturbante, in cui il gioco della speculazione ottusa si trasforma in follia grottesca, inquietante, pericolosa.
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