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Molière in bicicletta

Regia di Philippe Le Guay vedi scheda film

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La recensione su Molière in bicicletta

di Fanny Sally
7 stelle

Il Misantropo, la più celebre commedia di Moliere, fine conoscitore dell’animo umano e delle sue infinite sfumature, è il fulcro attorno a cui ruota la trama di questa sofisticata e malinconica commedia di Philippe Le Guay, che può vantare tra gli interpreti il sempre inappuntabile Fabrice Luchini, qui anche nelle vesti di co-sceneggiatore insieme al regista.

 

La storia è quella di Serge Tanneur, un attore caduto in bassa fortuna (Luchini) e ritiratosi a vivere in un isolato paesino di campagna che un giorno riceve la visita di un vecchio amico e collega Gauthier Valence (il mordace Lambert Wilson), il quale gli propone di prendere parte ad una tournee teatrale che verterà sulla rappresentazione del Misantropo, con la promessa di poter alternare i due ruoli principali, Alceste e Filinte, in modo tale da avere entrambi un equo spazio sulla scena. Dopo una bizzosa opposizione, Serge cede infine all’insistenza di Gauthier, solleticato dalla possibilità di ritrovare nuovamente il calore del pubblico e l’apprezzamento della critica, credendo di poter essere uno dei migliori interpreti possibili per il ruolo. Così i due amici iniziano a studiare il complesso testo, tra passeggiate in bicicletta, reciproche confessioni e l’incontro con una bella ragazza italiana Francesca (Maya Sansa), che con la sua ricerca di compagnia porterà un po’ di scompiglio nella loro già tumultuosa relazione.

 

Recitazione, teatro e vita si intrecciano e si ribaltano di continuo, con leggerezza e ironia, grazie ai tanti spunti offerti dall’arguto testo che è al centro di buona parte delle scene, sorrette peraltro dalle efficaci interpretazioni di due attori particolarmente appropriati al ruolo e credibili nel portare avanti il classico gioco degli opposti: arcigno, cinico e disfattista Luchini/Serge, spavaldo, propositivo e ottimista Wilson /Gauthier.

La visione è scorrevole e piacevole, però la complessità del linguaggio usato nelle citazioni letterarie a tratti si rivela anche abbastanza impegnativa da seguire e anche la durata appesantisce un po’ il ritmo, mentre l’inserimento della parentesi sentimentale rappresentata dalla Sansa con tanto di omaggio musicale ad un Italia vecchio stampo (l’immortale Il mondo di Jimmy Fontana fa capolino con un effetto destabilizzante) costituisce forse il tassello meno riuscito. Sorprende in positivo invece il finale agrodolce.

 

Per gli ammiratori del genere.

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