Regia di Philippe Le Guay vedi scheda film
Si trascina stancamente una commedia che pareva potesse prendere il volo e che invece continua su un binario che pare tracciato nella roccia granitica. Ogni tanto sembra che i battibecchi tra i due protagonisti possano produrre un effetto benefico alla trama, una sterzata al monotono ripetersi dei banali litigi tra Serge e Gauthier e invece nulla. Ogni tanto, è innegabile, ci sono buoni spunti divertenti ma sono attimi, da cogliere al volo per giustificarsi la visione. La quale va avanti nella speranza vana che finalmente qualcosa cambi. Forse, ti dici, ecco la bella Francesca che darà sicuramente uno scossone: è attraente, almeno uno dei due se ne accorgerà. In effetti qualcosina succede, ma è un lampo, quasi un abbaglio, poi tutto torna sui binari prefissati. Anzi, mi son chiesto cosa rappresenta la Francesca di Maya Sansa, dal momento che irrompe nella storia, poi sembra debba avere influenza nella trama e infine sparisce all’improvviso, appena dopo il lampo di cui sopra. Insomma la presenza di Francesca in buona sostanza si rivela di nessuna rilevanza fino al punto che poteva anche non esserci. Tra l’altro nel doppiaggio italiano la brava Sansa è stata anche danneggiata dalla sua stessa voce, che risulta impacciata e monocorde.
Ciononostante il film è appena gradevole per merito dei due ottimi attori protagonisti, Lambert Wilson e soprattutto l’eccellente Fabrice Luchini che è il vero mattatore. A volte i loro litigi ricordano i mitici duetti di Walter Matthau e Jack Lemmon, che litigavano ma si volevano bene. Ma solo a volte, perché invece Serge e Gauthier si scontrano per futili motivi oppure solo per farsi dispetti, o per invidia, specialmente da parte di Serge che non sopporta il successo di pubblico e di compensi della carriera televisiva di Gauthier Valence. Il particolare più simpatico è la vita ritirata e da eremita che si è scelto Serge: una grande e vecchia casa in campagna nella Île de Ré, un’isola nell’Atlantico collegata con un ponte con la terraferma. Combattuto se tornare a recitare o starsene tranquillo nell’isola, viene convinto a tornare a calcare le scene, ma l’ultimo contrasto tra i due colleghi attori quasi-amici manda all’aria tutto.
Cosa rimane del film? Le bellissime prove delle scene del “Misantropo” di Molière che lo spettatore gode in molti punti del film. E’ veramente (peccato) una ciambella senza buco, una torta non cresciuta.
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