Regia di Alberto De Martino vedi scheda film
Vaccata pressochè immonda del solitamente affidabile De Martino, buon professionista dei generi da esportazione del cinema italiano, mai troppo riconoscibile e personale però, a differenza degli altri nomi della "cinquina d'eccellenza", dello stesso. Ma portata ai sette cieli soprattutto da certi che con questo tipo di film ci mangiano ancora nel 2023, e ci scrivono libri oltre a ottenere cariche e prebende, lautamente remunerate pure dalla politica e dal ministero.
Come film del filone satanico italiano sulla scia e imitazione del capolavoro friedkiniano, è certamente migliore sotto ogni punto di vista "Chi sei?" di Assonitis e Piazzolli, anche perché la colonna sonora di Franco Micalizzi molto importante in un film d'effetto sensoriale come il citato è quasi un capolavoro, quella di Morricone dalle sonorità concrete e distoniche per De Martino, molto meno incisiva e memorabile.
La Gravina come spesso accade è insopportabile, teatralmente impostata al massimo nella voce e mai naturale, oltretutto molto poco adatta e credibile con quella sua aria da femmina comunistoide dal capello corto e da casa della donna, a profferire turpiloqui e oscenità assortite, per almeno 50 minuti di film. Mel Ferrer alimentare e male utilizzato come damerino nobiliare dell'aristocrazia nera romana. Arthur Kennedy idem, sempre professionale ma con un ruolo di cardinale cosi denso di clichè, da cui non poteva trarre niente di memorabile e da credere, se non per dover pagare il residence Parioli.
Il top sono però lo psichiatra che inforca e toglie continuamente gli occhiali da vista quando è in sforzo di comprensione per dimostrare che lui ha studiato, interpretato da Umberto Orsini il quale è solitamente bravo, qui meno credibile che negli spot della Durbans. Per tacere di Remo Girone ricchissimo rampollo con palazzo enorme in piazza Farnese, e pure piacione.
De Martino riuscì a finire e distribuire il film quasi in concomitanza con la distribuzione italiana del modello e capodopera americano da cui plagia intere sequenze, introduzioni, situazioni, quasi tutte però in maniera goffa, inutilmente leccata, forzosa e pomposa al contempo.
Questo poiché i cinematografari produttori e registi romani erano sempre stati imbattibili a informarsi di ciò che sul momento furoreggiava ai botteghini oltreoceano, e subito ci si fiondavano per imitarlo. Non avevano bisogno di Google nè di "social" loro, in tempi nei quali internet era fortunatamente ancora soltanto fantascienza del futuribile.
John Nada
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