Regia di Nicolas Bary vedi scheda film
Daniel Pennac deve gran parte della sua fortuna al personaggio di Benjamin Malaussène, rimasto al centro di 6 dei suoi romanzi e caratterizzato dall'essere un capro espiatorio di professione (tristissima la battuta che i traduttori italiani hanno rubato al Gassman dell'Audace colpo dei soliti ignoti sul "capo respiratorio").
Malaussène (Personnaz) lavora in una di quelle cattedrali del consumo che sono i grandi magazzini. Accade che per ben due volte si trovi nel posto sbagliato al momento sbagliato, quando due grosse esplosioni mietono in entrambe le circostanze una vittima legata al magazzino. I sospetti ricadono su di lui, il quale, grazie all'aiuto di una fascinosa e intraprendente giornalista (Bejo) riuscirà a smascherare il vero colpevole, dietro il quale si cela, e da qui il titolo del romanzo e del film, una truce storia di rapimenti di bambini.
Se la critica di Pennac al mondo del consumo è flebilissima e tutta imperniata sul ruolo del capro espiatorio che, per evitare guai al magazzino, si prende i rimproveri davanti agli acquirenti rimasti attoniti al momento di sporgere reclamo, nel film tutto si riduce a macchietta e la combinazione tra trama gialla e rosa arranca vistosamente.
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