Regia di Elio Piccon vedi scheda film
In un paesino del sud vive France', fra i 30 e i 40, nullatenente - se non per una baracca e una bici - e nullafacente. L'uomo passa le giornate ubriacandosi in taverna e propagando la parola di Gesù; quando un giorno, invitato a un matrimonio, ha la possibilità di mangiare quanto gli pare, muore di indigestione.
Gli uccelli del cielo appartiene alla produzione di Elio Piccon, quantitativamente inferiore, sotto forma di fiction; ma anche lavorando a soggetto e non in veste documentaria, il regista (e direttore della fotografia) sostiene comunque lo stesso discorso. Un discorso di denuncia, quello che si compone nell'affascinante balbettio dei numerosissimi cortometraggi licenziati da Piccon fra gli anni Sessanta e Settanta; denuncia al malessere di una nazione nella quale il cosiddetto boom economico non aveva fatto altro che aumentare le distanze, già evidenti, fra un nord industriale all'avanguardia e un sud agricolo e arretrato, fra la città e la campagna, fra le fasce sociali più abbienti e acculturate e quelle che rasentavano (o affogavano nella) miseria e analfabetismo. Piccon ha indagato a lungo in queste ultime, naturalmente, e ne Gli uccelli del cielo racconta una parabola circa-pasoliniana (si confronti la storia di France' con quella de La ricotta, 1963, in RoGoPaG) dal finale amaro e tragico, con una morale gelida che ammonisce a non seguire ciecamente le parole di nessuno, tantomeno di Gesù Cristo. Perchè gli 'uccelli del cielo' di cui parlava il messia del cristianesimo erano creature innocenti e libere, mentre l'uomo - France', nello specifico - non può vivere come loro, sarebbe stolto e presuntuoso farlo, se non addirittura letale. Un quarto d'ora di durata, musiche di Franco Potenza, interpreti semisconosciuti o non professionisti, nella miglior tradizione neorealista a cui Piccon chiaramente si ispira. 6,5/10.
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