Regia di Sacha Gervasi vedi scheda film
1960: in un momento cruciale della sua carriera, contro ogni logica e buon senso, in un periodo nel quale certi temi sono ancora tabù, Alfred Hitchcock decide di trasporre sul grande schermo Psycho, romanzo horror di Robert Bloch, ispirato alle terribili gesta del serial killer Ed Gein. Ossessionato dal suo progetto, il regista si espone in prima persona, arrivando persino ad ipotecare la sua casa. Come sempre al suo fianco nell'impresa, sebbene perplessa e forse distratta dai corteggiamenti insistenti dello scrittore Whitfield Cook, la moglie Alma Reville.
Una ghiotta occasione (purtroppo mancata) per tutti gli appassionati del cinema del maestro londinese: Hitchcock, infatti, narra la genesi del capolavoro Psycho in maniera assai sbrigativa e superficiale, preferendo concentrarsi sul rapporto del regista con la moglie Alma. Traendo spunto da uno scritto di Stephen Rebello, Sacha Gervasi (forse per timore reverenziale) affronta con grande timidezza le ambiguità e la complessa personalità del grande Alfred, finendo per dirigere un lentissimo melodramma sentimentale che non naufraga in un mare di noia solo grazie alla straordinaria abilità dei due protagonisti.
Bravissimo (ancorché forse non particolarmente somigliante al vero Hitchcock), un irriconoscibile Anthony Hopkins, ma anche meglio riesce a fare una sontuosa Helen Mirren. Ottimo il resto del cast, a cominciare da Toni Collette e, per una volta, bene anche Scarlett Johansson.
Solo la prova degli attori riesce a guadagnare al film una sia pur risicata sufficienza: 6/10.
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