Regia di Sacha Gervasi vedi scheda film
Il bio-pic è un genere ormai consumato e non serve più di tanto scomodare un personaggio del calibro di Alfred Hitchcock. Questo film può risultare di qualche interesse soprattutto ai cinofili più appassionati dell’opera del Maestro, che saranno curiosi di ripercorrere le diverse fasi della lavorazione di Psycho, ma per il resto non aggiunge nulla di originale né sul processo di creazione artistica di un film, né sul lato privato del Mago del Brivido, qui alle prese con una lavorazione travagliata e con una presunta infedeltà della moglie e sua stretta collaboratrice Alma Reville. L’interpretazione di Anthony Hopkins risulta di un professionismo ormai collaudato e mi sembra da mettere all’attivo della pellicola, avvalendosi anche di un make-up più convincente rispetto a quello di altri film biografici recenti come “J. Edgar” con Leonardo Di Caprio; tuttavia, pur riconoscendo l’impegno e la bravura dell’attore britannico, bisogna ammettere che diverse volte Hopkins si fa rubare la scena dalla collega Helen Mirren, più incisiva e sorprendente nel ruolo di Alma, l’angelo del focolare del tormentato Alfred. La regia di Gervasi è diligente, si avvale di una ricostruzione non dozzinale della Hollywood anni ’60, di buoni apporti tecnici fra cui le musiche di Danny Elfman, ma sembra arrivare in ritardo nel settore del “metacinema” e scade in alcune trovate oniriche che dovrebbero rivestire una certa importanza, come le visioni del serial killer Ed Gein che diventa una specie di consigliere di Hitchcock, che personalmente ho trovato fuori luogo. Se si escludono Hopkins e Mirren, i comprimari fra cui Scarlett Johansson, Jessica Biel e Toni Collette si limitano a fare tappezzeria. Senza infamia e senza lode.
Voto 6/10
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