Regia di David Charhon vedi scheda film
Mentre la Francia è scossa dalla crisi economica, con lavoro e occupazione in caduta libera e pace sociale incrinata, nei pressi di una bisca di periferia viene trovata uccisa la moglie del principale sindacalista del Paese. Un’indagine complessa, per la quale allo “sbirro di zona” Omar Sy viene affiancato l’ispettore della Brigata Criminale di Parigi Laurent Lafitte. Inutile dire che tra i due saranno subito scintille. E proprio su queste scintille, sull’alchimia tra i protagonisti, si basa Due agenti molto speciali, titolo che tradisce l’originale De l’autre côté du périph (“dall’altra parte della tangenziale”) che dà meglio l’idea anche geografica dei due mondi in conflitto, separati da una linea di frontiera. Diciamolo: nulla di nuovo sotto il sole. Il modello è il cosiddetto buddy movie americano, quello basato sul tandem antagonista, e qui i rimandi si sprecano davvero, da Arma letale a 48 ore, forse il riferimento più immediato visto che Omar Sy, va ribadito, ha una fisicità e una irruenza paragonabili a quelle di Eddie Murphy. Il tocco più originale lo dà però Lafitte, attore meno noto in Italia, che sceglie di interpretare il suo poliziotto come fosse un Belmondo aggiornato alla Francia contemporanea, in cerca di nuovi eroi. Aggiungete che il regista David Charhon, dallo stile piuttosto blando, confessa di ispirarsi a Georges Lautner, spesso dietro la macchina da presa dei film di Bebel, e il quadro vi sarà chiaro.
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