Regia di György Pálfi vedi scheda film
Gustosa pellicola sperimentale in cui lo sviluppo narrativo e' costruito attraverso il montaggio successivo di circa 500 spezzoni presi da vari film (solitamente cult) del passato che, rimontati ricercando l'ironia, diventano un qualcos'altro.
Il soggetto di questa nuova opera e' di per se banalotto ma il fine di tutta questa operazione deve trovarsi nell'amore viscerale nella settima arte e la voglia di stupire che da sempre contraddistingue il regista Palfi (vedi Taxidermia).
Anche la colonna sonora prevede l'utilizzo di temi famosi tratti dal panorama del Cinema mondiale opportunamente selezionati e 'incollati' tra loro.
Insomma un virtuosissimo bricolage, creato con l'aiuto, tra gli altri, di Bela Tarr, in cui lo spettatore, soprattutto se innamorato maniacalmente del Cinema, si perde nella trama. Questo avviene poiché l'attenzione va spesso a concentrarsi nella decifrazione del titolo di riferimento più che nel cercare di seguire il soggetto del film (una storia d'amore).
Operazione per cinefili incalliti che difficilmente può interessare il grande pubblico.
Ma questo non e' per forza un male, il cinema ungherese degli ultimi anni non puo' che ricercare una nicchia di consensi (tipo Fuori orario) schiacciato dalla crisi mondiale e soprattutto dal Cinema mainstream d'oltreoceano.
Sono stato particolarmente incuriosito nella visione di alcuni spezzoni che non conoscevo e cio' mi spingerà a ricercare i titoli dei vari film per me ignoti.
La scelta delle singole porzioni di pellicola e' stata così minuziosa da estrapolare solo momenti di alto Cinema per cui solo la visione di quei pochi secondi (dai 2 ai 5 di media) di ogni singolo loop risulta gradevole.
In coda il lungo elenco delle sequenze estrapolate con, in maniera puntuale, il titolo del film, gli attori presenti, il regista, l'anno di produzione e il nome della casa di produzione.
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