Regia di David Ayer vedi scheda film
Lo ammetto: non so se End of watch sia un'espressione idiomatica (nel caso, certamente non significa Tolleranza zero, come suggerisce il sottotitolo italiano del film nonché il titolo di un bruttissimo disco di Pat Metheny, Zero tolerance for silence). A naso direi che watch abbia più probabilità di avere a che fare con l'orologio (fine turno?) che col guardare. La fine del tempo sembra arrivare con un agguato da parte di un gruppo di malavitosi messicani per Brian Taylor (Gyllenhaal) e Mike Zavala (Peña), dioscuri di stanza presso la polizia di Los Angeles. Frizzi e lazzi si alternano ad azioni più o meno rischiose o arrischiate: lo spacciatore, il segregatore di bambini, il terrorista e così via, seguendo una struttura narrativa che per l'intero film alterna chiacchierate in auto con scene d'azione. David Ayer, già regista di un altro poliziesco di buona fattura (La notte non aspetta), ci aggiunge la fissazione di uno dei due per le riprese video (avrà copiato dal De Palma di Redacted?), contribuendo, con questa scelta, a dare l'impressione di avere frullato insieme gli spunti documentaristici di Polisse con il racconto semi-filologico del lavoro di polizia di Tropa de Elite e il tema della coppia di agenti inseparabili (Training day e dintorni, non a caso scritto proprio da Ayer), tutti polizieschi contemporanei di successo. Un effetto déjà vù, dunque, che per di più cerca di compensare il grigiore della struttura narrativa con il grand guignol di diverse scene raccapriccianti: da quella del poliziotto che chiede aiuto con un pugnale conficcato nell'occhio a quella dei cadaveri dissezionati.
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