Regia di Gionata Zarantonello vedi scheda film
La preparazione di una farfalla è un rituale minuzioso e macabro: se non fai aderire perfettamente la cornice al vetro l’esemplare verrà mangiato dalle larve. L’anziana Ann lo insegna alla piccola e innocente Julie, come lo ha spiegato alla giovane e perversa Alice. La distinta signora apre volentieri la sua porta alle ragazze: trascurate dalla mamma frivola, o “messe in affitto” da una genitrice inasprita e logorata dalla (mala)vita. Affidata alle cure di Ann per un weekend che s’allunga, Julie infila l’occhio nelle crepe di un armadio e non può trattenere un urlo di sgomento. Dal suo racconto, poi corto, Alice dalle 4 alle 5, Zarantonello ci introduce nello studio-santuario della padrona di casa, camera oscura che odora di proibito e naftalina. Nessun uomo vi è mai entrato, e lui stesso mostra il pudore dell’ospite: uno sguardo rapito e perturbato, cosciente ma ammaliato, percorso da quella riverenza dovuta alle sue regine. Padrone di territori ambigui, dove il carnefice e la vittima giocano una staffetta atroce circondate da facce da brividi (vintage e cult). Streghe drammaticamente umane come la sublime Barbara Steele, tornata davanti alla mdp per divorarci coi suoi occhi grandi e nerissimi, o fanciulle aggraziate e mostruose come l’esordiente Julia Putnam, bambola marcia che non dimenticheremo facilmente. Madri e figlie reali e surrogate, fatalmente inclini all’arte dell’imbalsamazione come all’urgenza del possesso: l’affetto chiama orrore, l’orrore sottende tenerezza, l’inquietudine t’infilza come uno spillo al muro.
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