Regia di Ralph Fiennes vedi scheda film
L'amore, sotto forma di fascinazione e totale remissività che spinge una bella donna giovane ed attraente ad annullarsi per il piacere esclusivo di un brillante e famoso scrittore come Charles Dickens, sposato e con prole, che la ama, ne trae ispirazione, e la nasconde per non svergognarsi dinanzi ad una società non certo pronta a tollerare scandali extraconiugali del genere, specie da persone colte degne di essere esempio per la pubblica condotta, sono al centro del dramma che costituisce il secondo approccio del noto, fascinoso ed apprezzato attore britannico Ralph Fiennes, dietro la macchina da presa.
Una storia melodrammatica tutta tensioni interiori non comunicabili o manifestabili al mondo bigotto e falsamente pudico dell'epoca: una presenza quasi divina di una donna-musa che diviene un'esigenza per lo scrittore, abbagliato dalla bellezza e dal candore quasi divinizzato di una donna eletta a fonte ispiratrice, antitesi abbagliante di una medietà familiare che si accetta cedendo alla rassegnazione e dunque dichiarando la resa.
Dickens tuttavia sceglie il doppio binario, cercando di non rinunciare ad entrambe le occasioni, ma in qualche modo sprecandole entrambe, consumandole, sfiancandole: seguendo famiglia ed attrazione, verrà contraccambiato con una certa rassegnazione dalla giovane donna, che in tal modo finisce per perdere in favore del celebrato autore ogni personalità ed individualità, e allo stesso tempo getterà in imbarazzo la propria famiglia, a partire dalla discreta e paffuta consorte. Quest'ultima tenterà con rassegnazione e suo malgrado di sopportare la pena del rigetto dignitoso del marito, che arriverà a proclamare pubblicamente la crisi del suo matrimonio, senza per questo rivelare nulla del suo amore ed anzi smentendo di fatto ogni interesse per la giovane musa.
Un motivo di frustrazione in più per la giovane, da quel momento più che mai “donna invisibile”, relegata nell'ombra tra gli agi di una prigionia dorata ma frustrante, efficace e necessaria per nascondere un sentimento vivo e sincero ma inaccettabile per la società di quei tempi.
Girato con evidente partecipazione ed interpretato con decifrabile immedesimazione da un Ralph Fiennes particolarmente rapito dal suo ruolo cupo e ombroso di occasionale manipolatore di menti (ma anche la fresca bellezza di Felicity Jones si fa apprezzare più di altre volte per intensità e convinzione espressiva), The invisible woman è un film molto illustrativo d'ambienti e di arredi, mode e ricostruzioni d'ambiente, nonché di scorci molto suggestivi di spiagge sabbiose ove Ellen era solita prodigarsi in passeggiate dal potere rasserenante. Manca un po' di mordente e di continuità narrativa, facendoci in tal senso rammaricare dell'assenza di un regista in questi casi spesso sublime come James Ivory, illustrativo pure lui ma spesso fedelmente concentrato sulla trasposizione da renderla un fedele alter ego della pagina scritta. Forse in questo caso perdiamo terreno per non aver di fronte un romanzo alla E.M. Forster da adattare sul grande schermo, ma a tutti gli effetti, almeno per l'impegno profuso la seconda esperienza registica di Fiennes si può a mio avviso giudicare accettabile.
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