Regia di Susanne Bier vedi scheda film
Dubito di poter avvertire in futuro la curiosità di leggere il romanzo omonimo di Ron Rash, perché sospetto che stavolta il "gioco" di scovare le differenze con la trasposizione sarebbe troppo poco gratificante nel ripagare il tempo speso. Il film mi ha lasciato la sensazione di essere eccessivamente affettato nel racconto di una vicenda a conti fatti insipida. Le premesse potrebbero dare adito a false speranze, fiduciosi che lo svolgimento mantenga le promesse. Non si tarderà invece a scoprire quanto, nell'indecisione su quale strada prendere, vengano smarrite tutte le buone occasioni per incominciare un tragitto con un minimo di spessore e significato. Quasi sempre si salta da una scena all'altra, in continuo rimbalzo fra due temi principali entrambi (ir)risolti in malo modo, lasciando cadere nel vuoto la maggior parte di opportunità di approfondimento. L'approssimazione con la quale vengono affrontati alcuni nodi cruciali è biasimevole.
Mi spiace davvero per gli interpeti, che altrove avevano garantito faville e che sicuramente, nelle giuste condizioni, avrebbero potuto replicare anche qui il successo. L'alchimia fra i due protagonisti è immutata, ma la loro luce si trova soffocata da personaggi dimenticabili. Solo a causa del cast mi trovo impedito nell'essere più severo nel giudizio, poiché mitigano la delusione nei confronti di una storia in cui si perde il conto del numero di situazioni improbabili che si susseguono. Non si capisce quale fosse l'intento. Si voleva un mélo strappalacrime? Si poteva dare ampio respiro sia all'ascesa sia alla caduta, anziché accennarle soltanto. Si voleva il ritratto di una tragedia umana? Si poteva cercare l'indagine della psicologia, piuttosto che dimenticarla (quasi) completamente e ridurla a pallidi accenni innocui. Si voleva affrontare una questione politico-ambientale? Probabile non fosse questo il genere adatto, ma il contesto storico poteva rivelarsi una risorsa da sfruttare a proprio vantaggio e non un danno. Si voleva un thriller drammatico? Si son visti risultati più opportuni.
Anni Venti, sullo sfondo delle montagne del North Carolina. Due giovani neosposi innamoratissimi, George e Serena Pemberton, iniziano a lavorare per quello che diventerà un impero del legname. Forti del loro potere, dell'ascendente e del carisma che esercitano sugli altri, i Pemberton non permettono a nessuno di ostacolare il loro amore folle e le loro ambizioni. Ben presto, però, Serena scopre il passato segreto di George e si trova a fare i conti con il proprio destino...
La sensazione è che le redini sfuggano al controllo e ci si abbandoni a un percorso casuale.
Si materializza nei panni di George Pemberton, cercando di trarne il meglio dai presupposti.
Nessun tipo di difficoltà nell'incarnare Serena Pemberton. L'attrice avrebbe meritato di più.
Il misterioso e ferale Galloway. Molto calzante.
Il deciso sceriffo McDowell.
Può piacere o meno, timida e soffusa com'è nel non voler puntare a lasciare ricordo di sé.
Più che una rivisitazione, per risolvere diverse forzature, servirebbe quasi uno stravolgimento.
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