Regia di Susanne Bier vedi scheda film
Dopo la un po' incongrua, o almeno inaspettata, leggerezza amalfitana tutta fiori d'arancio e sentimenti un po' superficiali della commedia super leggera “All you need is love”, la danese Suzanne Blier torna alle atmosfere cupe che ce la hanno fatta più appropriatamente conoscere sia in terra natia che in qualche sporadica trasferta americana.
Tuttavia in questa circostanza la regista cambia ambientazione e si sposta, almeno nella geografia ufficiale che guida la vicenda, a fine Anni '20 tra le montagne selvagge inghiottite dalle foreste secolari del North Carolina, terre contese tra i commercianti di legname, intenti a disboscare per commercializzare la materia prima, e una certa parte dell'opinione pubblica e dell'amministrazione che intravede in quei posti incontaminati e vergini l'opportunità ambientalista di costituirvi un parco naturale e una attrazione turistica che ne rilanci l'economia non solo a vantaggio di speculazioni senza criterio.
Ivi l'intraprendente George Pamberton si prodiga anima e corpo perché la propria attività commerciale riesca a ripagargli i finanziamenti bancari resi necessari per costituire l'attività di taglio e rivendita di alberi e legname, senza dover troppo dipendere da una sorella, cittadina borghese di Boston arricchitasi con un matrimonio fortunato. Grazie a quest'ultima conosce, e ne rimane abbagliato per la solare bellezza, la splendida Serena, che tutto è tranne ciò che preannuncia il suo nome: una disgrazia occorsa quando aveva appena dodici anni distrusse quasi per intero la famiglia e gli affetti della giovane, risoluta ad abbandonare ogni forma d'amore.
Tuttavia basta uno sguardo condiviso che l'occhio ceruleo di George riesce a cogliere nel segno e a sposare in pochi giorni l'avvenente ragazza, pure lei esperta in legnami per via dell'attività simile in capo alla propria estinta famiglia. In Carolina la donna si adatta e si dimostra una titolare e socia del marito e del suo geloso compare, più che una moglie remissiva dedita unicamente al ricamo e alla cura della casa, al contrario piuttosto spartana ed essenziale.
Una donna dura e tenace, che instilla nel marito sensazioni e risentimenti, contrasti e sentimenti di vendetta nei confronti del socio diffidente; un parto dall'esito drammatico, la gelosia della moglie quando scopre che George ebbe un figlio illegittimo da una giovane donna frequentata poco prima di conoscerla, l'impossibilità di potergli dare altri figli, un patto quasi satanico stretto dalla donna nei confronti di un ombroso e torvo cacciatore di taglie, conducono l'epopea cupa e funerea verso un epilogo ancor più fosco e pessimista, ridondante e forse provocatorio, ma certamente nelle corde della brava regista.
E se il film - che nelle ambientazioni e nella crudezza della descrizione degli avvenimenti ricorda un pò un altra recente o non lontana ricostruzione d'epoca minuziosa e poco edulcorata, quel riuscito "Ritorno a Cold Mountain" del compianto Anthony Minghella - risulta un melodramma noir che arricchisce la carriera folgorante di Jennifer Lawrence del suo primo interessante personaggio contraddittorio se non volto alla negatività e al male più puri, seppur a causa delle disgrazie della vita, esso risulta anche meritevole di ricostituire una coppia esteticamente ma anche a livello d'intesa, molto affiatata ed attraente. "Cooper+Lawrence", ormai premiata ditta, dopo il fortunato ultimo incontro nello spiritoso e dinoccolato America Hustle (che ha regalato la terza nomination all'Oscar per la bionda attrice americana premiata l'anno prima con Il lato positivo, sempre in coppia con Cooper), si riconfermano in questo più difficile ed ombroso contesto, una “coppia da cinema” destinata a durare.
La Blier ha il coraggio di procedere con una narrazione spigolosa che non cerca mao appigli per attrarsi le simpatie del pubblico, rimanendo concentrata a dipingere un quadro veritiero e forte di una società imbarbarita dalla necessità di sopravvivere e magari arricchirsi, moltiplicarsi, consolidando i guadagni di una vita tutta dedita al lavoro ed alla sua difficile e complessa organizzazione.
Accanto ai due divi, caratteristi di razza come Tobey Jones, il satanico ed inquietante bounty killer reso da un insolitamente serissimo Rhys Ifans, l'altrettanto sempre puttosto sinistro Sean Harris e Sam Reid completano un cast solido che rende giustizia ad una storia aspra, dura e crudele come lo è stata la vita in molti contesti agli albori di una civiltà, e come lo è ancora molte volte ai giorni nostri.
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