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Chroniques sexuelles d'une famille d'aujourd'hui

Regia di Pascal Arnold, Jean-Marc Barr vedi scheda film

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La recensione su Chroniques sexuelles d'une famille d'aujourd'hui

di EightAndHalf
2 stelle

Tutti conosciamo Barr per le sue piccole parti in diversi film di Lars von Trier e per la sua interpretazione assai coraggiosa in "E la chiamano estate" di Paolo Franchi. E' evidente che la provocazione e la sessualità siano pane per i suoi denti. E così si lancia insieme a Pascal Arnold alla regia di queste "Cronache sessuali di una famiglia di oggi" con una grande aspirazione: quella di saper raccontare senza compromessi né sottointesi morbosi (almeno per quello che pensa lui) la sessualità, che abolisce età, distacco generazionale, e che si identifica come l'esperienza vitale più rappresentativa, all'insegna di uno sfegatato edonismo. A favore di questa tesi Barr e Arnold ripercorrono la presa di coscienza di una famiglia borghese infantile e ipocrita, che in nome di un'ostentata indifferenza trascurano l'argomento "sesso" e non se ne preoccupano, con la conseguenza da una parte di frustrazioni varie ed eventuali, dall'altra di un disorientamento adolescenziale nei figli (nel figlio maggiore e nel figlio minore). Tutto inizia quando uno dei due figli realizza con il telefonino un filmato nella sua classe durante una lezione, e si riprende nell'atto di masturbarsi. Dopo il rimprovero e il richiamo del preside alla madre, questa si convince che è necessario portare il tabù "sesso" sul tavolo della discussione familiare, e comincia a indagare sulla vita sessuale di ogni singolo membro. Così veniamo a conoscenza del nonno, vedovo che trova sollievo nei convegni amorosi con una prostituta; la figlia Marie, che vive un'appassionante ed estrema storia di amore e sesso con il fidanzato; il figlio maggiore Pierre, che scopre la sua bisessualità; il figlio minore Romain, che si piange addosso perché non ha mai fatto sesso; il padre e la madre, che riscoprono le gioie della sessualità dopo vari dialoghi che sembrano la parodia involontaria del duetto Cruise-Kidman in "Eyes Wide Shut". 
La pellicola parte già male con un tono freddo ma divertito, quasi un'inchiesta romanzata sulla sessualità dell'uomo (oltretutto esplorata nei minimi dettagli), ma che rivela fin dalla prima scena hard la semplice volontà voyeuristica di esplorare i personaggi fin nell'intimità, ma lasciandoli (paradossalmente) piatti e inconsistenti, quasi televisivi, o come soggetti, appunto, di un'inchiesta. La realtà borghese non è sconvolta dalla scoperta irrazionale del sesso, ma viene rinvigorita, come in un'utopistica conciliazione fra istinto e civiltà, un messaggio che si consuma immediatamente, nella superfacialità della messa in scena. E il ruolo del voyeurismo, nell'ossessione del personaggio di Coralie per l'utilizzo della telecamera, non giustifica una regia davvero pruriginosa, che sembra volersi rivolgere più che altro ai guardoni. Sappiamo tutti che il genere erotico può rendere funzionale e andare oltre la messa in scena del sesso (da "Ecco l'impero dei sensi" a "Crash", che però va oltre il genere), ma qui i sottotesti sociali sono realmente risibili, la trama piatta e poco interessante, le crescite psicologiche dei personaggi spaventosamente inverosimili. L'idea di inneggiare al sesso e al piacere della vita non funziona: se vogliamo una cosa del genere, recuperiamo "The Rocky Horror Picture Show". Esiste una versione soft-core e una hard-core di dieci minuti più lunga: nessuna scena di sesso esplicito è realmente giustificata. Barr e Arnold si sono scordati di un grande pregio cinematografico: l'implicito.

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