Regia di José Antonio De La Loma, Edoardo Mulargi vedi scheda film
Far west. Steven torna in paese per vendicare il padre, ucciso dalla gang messicana di Lopez. Quest'ultimo, per controbattere degnamente, assolda un killer. Ma nulla e nessuno potranno fermare la sete di sangue di Steven.
Non il migliore, ma nemmeno il peggiore degli spaghetti western, Perchè uccidi ancora (senza neppure il punto interrogativo finale, a dimostrazione della sciatteria di base di questa tipologia di prodottini) è un'ora e mezza di sparatorie, violenze di vario tipo e proclami di bagni di sangue nel segno di una doverosa vendetta personale che mette a confronto un buono spietato e dei cattivi ancora più irrimediabilmente crudeli: siamo insomma perfettamente nella media per la categoria. Ai tempi queste pellicole venivano girate in tutta fretta e senza particolare cura, stando attenti solamente a rispettare il budget con la coscienza che un pubblico in sala, comunque, lo si sarebbe trovato; altra caratteristica ricorrente per il filone è la coproduzione fra Italia e Spagna che permetteva escamotage fiscali e finanziari non da poco. Tale doppia bandiera giustifica la duplice firma in regia, cioè quella di Josè Antonio de la Loma unita a quella di Edoardo Mulargia; allo stesso modo la sceneggiatura risulta accreditata all'italiano e al produttore Vincenzo Musolino (rispettivamente: Edward G. Muller e Glenn Vincent Davis), con la collaborazione per i dialoghi da parte del regista spagnolo. Non è difficile intuire la confusione che si doveva respirare sul set di un lavoro di tale risma, tanto che - assicura Marco Giusti nel suo fondamentale Dizionario del western all'italiana - Stelio Candelli, accreditato nei titoli di coda, in realtà sostenne solamente un provino a cui venne scartato. A proposito degli attori, fra i volti di maggior spicco - è un modo di dire, chiaramente - ecco Ida Galli / Evelyne Stewart, Antonio De Teffè / Anthony Steffen, Josè Calvo, Ignazio Spalla / Juan Sanchez, Gemma Cuervo, Hugo Blanco e Aldo Berti / Richard McMoore. Il ritmo vacilla, scene e costumi sono approssimativi, i dialoghi debitamente retorici: tutto nella norma. Mulargia, alla sua opera seconda dopo Le due leggi (1962), firma così il primo di numerosi western all'italiana. 2,5/10.
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