Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
Quando il "film di mafia" era un vero e proprio filone,e come tale ispiratore di tanto cinema di basso livello,ma anche di cose importanti,a Damiano Damiani va riconosciuta coerenza narrativa e impegno sentito,pur se non sempre i suoi film avevano una riuscita maiuscola.Alfiere di un cinema medioalto,che piaceva al pubblico e otteneva tiepido apprezzamento dalla critica,il regista ha realizzato numerosi titoli per analizzare il fenomeno della malavita organizzata,delle sue regole e del suo insediamento nella vita anche di persone non immediatamente collegabili ad essa."Perchè si uccide un magistrato" racconta della crisi di coscienza che investe un regista arrivato al successo con un film che mostra un giudice colluso con la mafia che viene ucciso,e dopo le polemiche arrivate insieme al consenso di pubblico,il magistrato che è stato usato come riferimento su cui forgiare il personaggio di finzione viene assassinato.Il regista,che viene dal giornalismo di sinistra,viene accusato di aver fomentato l'odio verso il funzionario di Stato,ed avvia un'indagine rischiosa e personale,fino a scoprire la vera natura dell'omicidio,che porta su una svolta che scomoda sia la mafia,che chi gli è nemico.Non sempre a fuoco,ma avvincente e aspramente polemico per come si sacrifichi l'onestà di fondo sia morale che intellettuale alla lotta contro l'affermazione di un regime mafioso,il film ha un Franco Nero concentrato e in una delle sue migliori prove d'attore come protagonista.Nel cast,gli fanno buona compagnia un'affranta e ambigua Francoise Fabian,moglie dell'uomo ucciso,e Renzo Palmer,imprenditore e malavitoso attaccato ai valori all'antica.Ultrakitsch l'utilizzo di una canzone di Iva Zanicchi nella sequenza di un delitto della mala,ma a suo modo funzionale.
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