Regia di Rachid Djaïdani vedi scheda film
Altra bella sorpresa proveniente da quel fantastico contenitore di opere giovani (nel corpo ma anche nella mente dei rispettivi registi che ogni anno ricevono l'onore di parteciparvi) che e' la Quinzaine des Réalisateurs di Cannes. Un film perso a suo tempo durante la mia ultima permanenza (di soli pochi giorni) a Cannes nel maggio scorso, ma che sono riuscito a recuperare ora nella mia ormai abituale sala (francese).
Una sorta di Romeo e Julietta versione noir, ma noir di pelle più che di ritmo o sentimento, anche se in verità di nero (e cattolico) c'e' solo lui, Dorcy; mentre Sabrina, bella, sveglia e colta, è di origine algerina quasi bianca, musulmana, e ha la sventura di figurare tra i membri più giovani (e di fatto soggiogati, se non sottomessi) di una famiglia immensa che conta ben 40 fratelli in tutto. Figuriamoci quando il più grande ed integerrimo di questi viene a sapere la notizia del matrimonio programmato dai due. Succede il finimondo, che in confronto dalla parte di lui tutto fila liscio e tranquillo. Il fratello infatti raduna in poco tempo parte degli altri familiari e da quel momento inizia un confronto serrato, dai toni anche molto drammatici, volto a dare soluzione alla problematica spinosa e inestricabile.
Intanto seguiamo pure Dorcy mentre cerca di sfondare nel cinema, anche se gli affibbiano spesso sempre parti dove gli accenni al razzismo finiscono per costituire gli unici veri motivi per cui viene scelto o coinvolto.
Bello, potente nella sua disarmante semplicità e schiettezza, il film, appartenente al cosiddetto cinema dei "RSA", ovvero i Réalisateurs sans argent" (registi senza soldi), prende avvio con un soggetto certo non nuovo e sottoposto già ad innumerevoli variazioni sul tema. Tuttavia Rachid Djaidani procede e sviluppa la sua storia in modo laico e pratico, evitando atteggiamenti o prese di posizioni di chi vuole dare lezioni o fare della morale, rendendo per questo il film profondo più di quanto non ci si potrebbe aspettare. "Una grande bolla d'ossigeno per il cinema francese" lo ha definito parte della critica d'oltrlpe, che unanimemente ha apprezzato l'opera del regista.
Ambientato oltre ogni realismo in una banlieue parigina che evita i luoghi comuni abusati e si concentra su personaggi che vivono dignitosamente dei loro mestieri o della propria arte, il film è interessante anche per come è frammentato da prove di girato e scene anche agghiaccianti che il nostro Dorcy deve girare cercando di conquistarsi la parte (sempre un po' la stessa in verità) che possa garantirgli un futuro di recitazione a cui egli aspira, magari vissuto in coppia con la sua stupenda maghrebina dei suoi sogni. Nella speranza che la coscienza e il buon senso prevalgano sempre sui pregiudizi e sulle imposizioni.
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