Regia di Flavio Mogherini vedi scheda film
Pozzetto sta derubando un uomo sotto i portici; nel preciso istante in cui lo blocca da dietro e gli dice "Uelà, sento qualcosa di grosso!" passa un uomo in divisa militare, indignato, che esclama "Che vergogna!". "Generale, ma quest'uomo è un ladro", ribatte Pozzetto; e l'ufficiale: "Sarà, ma non mi pare una motivazione sufficiente per sodomizzarlo sotto un porticato". Questo è il livello del film, diretto da un Mogherini sempre più lontano dalla sua onorevole carriera di scenografo e costumista, ormai dedito solamente alla commedia becera. Cosa ci sarebbe da divertirsi, poi, rimane un mistero: probabilmente questo film vanta il titolo più presuntuoso ed ingannevole dell'intera storia del Cinema. La struttura è antiquata, si tratta di tre episodi, ognuno con una star: la Vitti, Dorelli (che accanto ha la Spaak), Pozzetto. Tutti bravi, per carità, ma quando la sostanza è ritrita ed un vago sentore pruriginoso è l'unica cosa che muove le vicende - perlomeno nei primi due episodi, il terzo è più elaborato, per quanto possa sprecarsi un aggettivo del genere per questo lavoruccio - non resta che arrendersi e cercare di dimenticare. 2,5/10.
Tre episodi. Una donna non riesce più a fare sesso: il marito le mette nel letto un giovane e prestante svedese, spacciandolo per un alieno; lei cede. Un assicuratore geloso si spaccia per spasimante segreto con sua moglie; la incontra infine in un motel, ma lì lei gli spara. Un uomo con la passione dei cavalli non esita a compiere truffe e rapine per poter scommettere; sarà però premiato.
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