Regia di Gus Van Sant vedi scheda film
Ecco il film della svolta ambientalista del bravissimo regista Gus Van Sant. Attuale e, come sempre, lungimirante. E’ un film che racconta di ciò che, solo qualche settimana fa, accadeva a due passi dalle coste pugliesi, con tanto di autorizzazione da parte di certi governi, non tecnici, ad autorizzare multinazionali di ogni dove, a estrarre petrolio, lì dove crescono solo ricci, cozze e una varietà di fauna marina da fare invidia gli oceani. E così come in Puglia, tali nefandezze e sperequazioni di ogni sorta accadono ovunque. Anche nella cittadina rurale di McKinley, dove sono stati inviati Steve, insieme alla sua collega, Sue Thomason. La città, come tante altre, è stata colpita duramente dalla crisi economica degli ultimi anni e i due consumati venditori sono convinti che gli abitanti accetteranno con grande sollievo l'offerta della loro azienda di acquisire i diritti di estrarre gas naturale dalle loro proprietà. Ma quello che aveva l'aria di essere un lavoro facile e un soggiorno breve, diventa per i due uno spinoso rompicapo, sia sul fronte professionale per la resistenza della comunità sensibilizzata dal rispettato insegnante Frank Yates, sia sul piano personale a seguito dell'incontro di Steve con Alice. E quando arriva Dustin Noble, uno scaltro attivista per la tutela dell'ambiente, la posta in gioco, sia personale sia professionale, si alza in modo vertiginoso e rischia di far saltare il banco.
Promised land avrebbe dovuto segnare l’esordio dietro la macchina da presa di Matt Damon (già attore per Van Sant nel film Will Hunting), che però, del film, è stato solo co-sceneggiatore e protagonista. Non ha le atmosfere sospese e dilatate di altri film del regista, capace di spaziare fra i generi letterari e quelli propri del cinema.
Al centro del film c’è tutto quanto coesiste nella nostra società, lontana e vicina, micro e macro: la fedeltà a determinati valori, fra l’onestà, il rispetto, l’amore per la propria terra e l’egoismo imperante di un mondo mosso dalle uniche ragioni economiche. Sembra un lavoro fatto anche, e soprattutto, per i tecnici (politici, economici, artistici…) questo bel film di Van Sant. Un mondo capace di non distinguere il bene dal male, per cui, negli stessi negozi della cittadina del film, per esempio, è possibile che si possano acquistare strumenti musicali, posti accanto ad armi e benzina. Nonostante ciò, in queste stesse città, vive anche chi, come Sue, dichiara apertamente: “Io voglio che mio figlio abbia tutto. E tutto per me parte dalla scuola”. Quindi, c’è una popolazione, così ben descritta nel film, che rivendica l’appartenenza e l’esasperante battaglia per la bellezza della propria terra. Che lotta democraticamente, decide collettivamente. Non si lascia ammaliare semplicemente dalle promesse di imprenditori beoni e politici che salgono e scendono in campo.
Guardando Promised land,come si può fare a meno di pensare agli abitanti di Taranto, ma a chissà a quante altre popolazioni della terra? E’ un film sulla redenzione, sulla possibilità di acquisire una certa consapevolezza, graduale ma sostanziale, rispetto al proprio modo di pensare, rivedere e (ri)trovare le proprie radici: anche Steve è cresciuto in una piccola cittadina di provincia.
Gus Van Sant si avvale di un cast di attori tutti in stato di grazia: dall’accorato Matt Damon a Frances McDormand, che gli fa da controcanto con il suo atteggiamento da disincantato. Tutto ciò, però, non fa di questo film il capolavoro, come per tanti altri del regista. Di cui si nota una certa distanza nel racconto, specie rispetto alle atmosfere, qui troppo disincantate. E’ evidente come nella fase della sceneggiatura non ci sia stata la penna dello stesso regista, che possiede una riconosciuta autorialità, che in questo film non emerge.
Tuttavia, credibile e interessante rimane il ritratto di un’America, parte di un mondo alla deriva e mai così alla ricerca di un proprio centro di gravità. A prescindere dalla permanenza.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta