Regia di Ariel Vromen vedi scheda film
Inusuale escursione nel genere thriller-paranormale, genere difficile e di difficile gestione, che ha prodotto risultati parecchio discontinui(carino "Psychic", atroce "Premonizioni", bellissimo "La zona morta" di Cronenberg-anche se il libro rimane migliore-).
Qui, Vromen, sviluppa la narrazione incastrando insieme flash-back e visioni incomprensibili che assumono un significato nel futuro(ma significato ambiguo ed incerto), e si concentra soprattutto sull'ossessione personale della protagonista Danika, nei confronti della propria famiglia, che soffoca e controlla in modo patologico per paura che i suoi figli soffrano, o peggio.
Il finale, che sembra finalmente darci una spiegazione(non nuova, ma pur sempre valida), viene quasi completamente annullato dalle ultime immagini(quelle della barbona), che non solo mettono in discussione quanto abbiamo visto(potevano essere solo le allucinazioni di una pazza?), ma non fornisce elementi sufficienti a dare una soluzione definitiva all'enigma che circonda la protagonista.
Quello che ci sarebbe davvero da appurare, è se regista e sceneggiatore avessero in mente una "spiegazione ultima", o abbiamo semplicemente deciso di giocare con la mente del pubblico, lasciando un finale aperto a qualunque interpretazione, compresa la loro. Perchè sebbene l'ambiguità del film risulti anche apprezzabile, in alcuni punti assomiglia troppo ad un'esposizione compiaciuta di caos e situazioni destabilizzanti.
Bravissima, ovviamente, Marisa Tomey, attrice putroppo finita nel dimenticatoio; in parte minore anche un giovanissimo Kyle Gallner(Kurt, il figlio maggiore), pure lui bravo e ancora troppo sprecato.
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