Regia di Alice Winocour vedi scheda film
Augustine è un film sulla diversità e sul mistero e lo stigma che circonda, ora come allora, le malattie che hanno a che fare con i nervi o la mente. E’ un film sui luoghi di cura e di segregazione di queste persone, un universo concentrazionario totale in cui l’ammalato veniva e viene stritolato.
La povera ragazza ha delle convulsioni, cade a terra in preda a violentissime spasmi ( è bravissima l’attrice a simulare nella recitazione una patologia cosi devastante) e un occhio le rimane chiuso, anche quando la convulsione finisce.
Portata in un enorme ospedale (Salperiere) è particolarmente ben fatto l’arrivo in questo luogo, cosi opprimente ed enorme, reso ancora più opprimente dalla colonna sonora fatta con una nota sorda e ripetuta.
In questo luogo mentre passa il prof. Charcot, direttore e luminare delle malattie nervose, Augustine ha una crisi e il professore che assiste alla scena inizia a allora ad interessarsi al lei. Charcot è un professore autorevole ed è ottimamente interpretato da Vincent Lindon ed affronta la malattia con gli strumenti di diagnosi dell’epoca. Charcot deve però procurarsi più finanziamenti dal governo per il funzionamento dell’ospedale e Augustine è la paziente ideale per sottoporla all’esame dell’accademia dei luminari di medicina, E’ la paziente ideale perché la sua malattia si manifesta in modo incontrollato e totale e spettacolare. Charcot mediante l’ipnosi riesce a far insorgere l’attacco di convulsioni durante le visite e quindi pensa che, se riesce a convocare i luminari della medicina, può far insorgere sotto i loro occhi l’attacco neurologico.
Nell’attesa di questo evento, che avverrà alla fine del film, il rapporto Augustine-Charcot diventa sempre più stretto, con visite mediche continue. Tra l’innocente Augustine e il medico di insinua una tensione anche erotica. Augustine è una bella ragazza e come tutti i pazienti del grande ospedale è in completa balìa dei medici. Charcot la spoglia nuda davanti ai suoi assistenti, ne mappa il corpo con un pennarello, effettua esperimenti per sondare la emiparesi che rimane dopo l’attacco convulsivo. La malattia non guarisce ma si evolve, la emiparesi da un lato del corpo passa all’altro, l’occhio destro si riapre ma si paralizza a martello la mano sinistra. L’unico conforto per Augustine è pregare nel buio delle camerate il suo angelo custode per chiedere la guarigione perché si rende conto che i medici più che descrivere il suo stato non sono in grado di guarirla ma solo di esibirla per la spettacolarità della sua malattia. Infatti quando viene sottoposta all’esame dei medici si percepisce evidente un’attesa voyeuristica di vedere la bella ragazza, opportunamente vestita ed apparecchiata, che crolla a terra e si dimena anche con mosse di carattere sessuale.
Il finale del film è imprevedibile e rivela il carattere ed il coraggio di Augustine che riuscirà a guarire, ma non per merito della medicina, e a sfuggire dalla tortura dei dottori.
Ho letto, stimolato dalla visione del film, qualcosa su Charcot e ne viene fuori un quadro di uno scienziato autorevole e innovatore. E, in effetti, il film rappresenta il medico come una persona dedita alla scienza, con la sensibilità della medicina di allora verso l’ammalato, trattato come un oggetto di studio e non come persona.
Un buon film che non concede pausa fino alla fine. Ottimi di due attori il medico e Augustine e la ricostruzione della scienza medica dell’epoca. Grande effetto emotivo induce la colonna sonora.
(questo film l’ho potuto vedere grazie al Centro Culturale Francese di Palermo ed è un vero peccato che sia stato del tutto trascurato dalla distribuzione italiana)
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