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Augustine

Regia di Alice Winocour vedi scheda film

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La recensione su Augustine

di EightAndHalf
7 stelle

Il pregio di Alice Winocour, che rende il suo Augustine una piccola interessante riflessione, è quello di farci vivere in prima persona il dramma e il turbamento dei due protagonisti, tra cui scorre la linfa ambigua della morbosità e della trasgressione. Nel film non si vede molto (solo le di lei nudità, e chi si scandalizza più?), ma l'erotismo scalcia dietro gli abiti pesanti di fine '800 e la formalità dei salotti borghesi e delle riunioni di medici. L'aere che si respira è nebbioso, uggioso, in certi momenti spaventosamente illuminato, spesso e comunque ricoperto di una scorza un po' patinata che comunque ricostruisce bene un'epoca senza porsi fin troppi problemi di contestualizzazione (la storia è lontana, si riflette solo nei modi e nei costumi).
Il film ha la capacità di coinvolgere fin dall'inizio, con la narrazione fluida e aggraziata dei fatti inerenti la giovane protagonista, vittima di una violenta crisi isterica proprio nel bel mezzo di un banchetto tenuto dagli artistocratici nella casa dei quali lavora. Rinchiusa in una specie di manicomio femminile, viene individuata da un medico interpretato da Vincent Lindon che la trova fin da subito interessante e ne scopre la (allora) strana malattia che ha come sintomo fondamentale la paralisi di una metà del corpo (in questo caso prima la destra e poi la sinistra). Se all'inizio sembra sapere applicare uno sguardo prettamente scientifico al caso medico in questione, il dottore lentamente finisce attratto dalla sessualità matura e acerba allo stesso tempo di Augustine, che pure avverte l'interesse del medico ma non lo blocca, preoccupata per la malattia (e anche lei sottilmente attratta dal carisma del dottore). E noi entriamo in questo circolo di sensazioni, di attrazioni reciproche, in cui la professionalità lentamente crolla di fronte al fascino della carne e della libido. Il tutto ripreso dalla regista senza morbosità né compiacimento, ma con una grande capacità di avvolgere tutto in una sfera sensuale e allo stesso tempo pudica, sottilmente paradossale, ambigua (un po' come il personaggio stesso di Augustine), alla fin fine (com'è evidente nell'unica scena erotica) abbastanza frustrante.
Se infatti la protagonista è un notevole esempio "psico-fisico" di bellezza piana e non invadente, il dottore è un personaggio forse ancora più interessante, diviso com'è tra la benevolenza che celatamente esprime nei confronti della donna e, allo stesso tempo, l'interesse prettamente medico che lo spinge a proporre il caso di Augustine all'Accademia. E le parole pronunciate da Chiara Mastroianni che legge un giornale, per cui, all'incirca, il fascino scientifico del caso di Augustine supera il fascino dell'Arte stessa, sono una chiave di lettura importante, che porta alla riflessione sui doveri del medico e su come, nella storia raccontata, il protagonista sia anche e soprattutto interessato a fare colpo sull'Accademia tanto da "esibire", come in uno spettacolo (cosa che avveniva davvero, e non è prerogativa malsana del protagonista), il corpo della ragazza. Diciamo, dunque, che l'attrazione sessuale da parte del protagonista è il corto circuito che nasce da simile contraddizione professionale in cui lui stesso versa. E per suo conto Augustine capisce le dinamiche degli eventi, tanto da cercare di fare finta di stare male quando, in seguito a una caduta e dunque a un trauma muscolare, la sua parte sinistra riinizia a funzionare. Antispettacolare, contenuto, misurato, interessante, un piccolo gioiello semi-sconosciuto.

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