Regia di Marco Carlucci vedi scheda film
«Il film con i titoli di testa più lunghi del mondo». Lo strillo che accompagna questo imprescindibile documentario è veritiero: 35 mila persone (i cui nomi sfilano sullo schermo per l’intera durata dell’opera) hanno contribuito a portare a termine il progetto coadiuvato da Marco Carlucci per PrimaFilm, «Distretto Artistico indipendente ad alto contenuto creativo e tecnologico». Una bottega, insomma, per generare nuove idee. Come Sporchi da morire, che denuncia la propaganda (una delle grandi piaghe del nostro tempo) consumata a livelli sopraffini per evitare che si parli - nel caso specifico - delle polveri sottili provocate dagli inceneritori o termovalorizzatori che dir si voglia. Centinaia di testimonianze, documenti, ricerche (anche istituzionali e universitarie), confessioni, interviste, ammissioni, lezioni assemblate in un montaggio serrato che non lascia scampo. Dalla televisione di Stato solo una voce si alza a difesa di chi, da anni, urla contro le multinazionali e gli interessi miliardari: Adriano Celentano, l’ecoista. Gli altri (da Umberto Veronesi a Piero Angela) paiono obnubilati di fronte all’evidenza. Per chi ha figli, per chi vive nei pressi di uno di quei mostri che - solo in teoria - bruciano le enormi quantità di rifiuti che ogni giorno la Società dei Consumi produce, un’opera da inseguire in capo al mondo, da aiutare, da diffondere.
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