Regia di Raffaello Matarazzo vedi scheda film
L'anonima Roylott è un'azienda chimica in mano a due scaltri fratelli, accusati di sfruttare i collaboratori grazie all'avvocato Evans, sapiente maneggione. Quando i fratelli vengono uccisi, la lista dei possibili assassini appare subito lunga.
L'esordio registico di Raffaello Matarazzo, futuro signore incontrastato del melodramma nostrano, era avvenuto soltanto tre anni prima, con Treno popolare (1933); siamo nel 1936 e L'anonima Roylott rappresenta già il suo quinto lavoro dietro la macchina da presa. Sicuramente il cinema italiano era ai tempi molto attivo, ma non si dimentichi che il Nostro era nato nel 1909 ed era quindi ancora giovanissimo; nondimeno mostrava di possedere già sufficiente mestiere per mettere in scena senza fatica vari generi di lavori, fra i quali questo dramma tratto da un testo teatrale (omonimo) di Guglielmo Giannini. Noto anche con il titolo Gli avvoltoi della metropoli, il film (così come il copione di partenza) si svolge oltreoceano per evitare rimostranze da parte della censura fascista, che notoriamente non apprezzava critiche sociali o racconti criminosi ambientati nell'onesto e tranquillo Belpaese; l'ingenuità dei nomi dei personaggi rivela d'altronde la scarsissima frequentazione di Giannini con l'universo anglofono (ma le ingenuità più grosse sono a livello logico, nella storia). Al di là di queste considerazioni si tratta in ogni caso di una pellicola ben diretta e recitata con una trama spruzzata di nero e di mistero, saldamente ancorata ai canoni estetici dell'epoca; nel cast trovano spazio, fra gli altri, Camillo Pilotto, Romano Calò, Isa Pola, Giulio Donadio, Mino Doro, Carlo Lombardi, Paolo Stoppa e Italo Pirani. A dimostrazione della sua versatilità, l'anno seguente Matarazzo tornerà sul grande schermo (anche) con Sono stato io!, commedia con protagonisti i tre fratelli De Filippo. 3,5/10.
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