Regia di Carlos Reygadas vedi scheda film
Il titolo mi diceva qualcosa e non ricordavo cosa, poi ho visto il trailer, sono andata a rispolverare i miei appunti ed eccolo qua: l'anno scorso, l'unico film che ho assolutamente bocciato nella rassegna milanese "Le vie di Cannes" dedicata al festival appena terminato, che all'epoca l'avevo ritenuto del tutto immeritevole di recensione.
Noiosissimo, intellettualoide, saccente, con personaggi fintissimi - o almeno, mi auguro che lo siano, se conoscessi persone del genere me ne terrei alla larga. Scene di sesso assolutamente non scandalizzanti, nonostante i borbottii in sala, ma troppo lunghe e comunque del tutto superflue alla narrazione.
Non è insolito che in un film il montaggio non segua la storia in modo lineare, ma qui i flash-back non sai mai quando cominciano e quando finiscono, al punto che alcuni personaggi non si capisce chi siano e se certe scene appartengono al presente o al passato: il ragazzino della partita di rugby è il figlio che prima avevamo visto bimbetto? e la donna della sauna è la moglie molto più giovane o un'altra donna? Insomma l'ideale per seguire la trama! Bella fotografia, certo, ma di documentari sulle bellezze della natura traboccano gli scaffali.
Sarò pigra o poco intelligente, ma credo che un film debba principalmente fare una cosa: raccontare una storia. Qui siamo di fronte al tipico "prodotto da festival", creato a tavolino con rimasticature d'autore per titillare critici e giurie, per farli sentire tanto superiori all'odiato spettatore medio.
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