Trama
Juan porta la sua giovane famiglia, abituata alla città, a vivere nelle campagne del Messico, entrando in contatto con un mondo a loro distante, con una propria concezione delle cose della vita. Inizialmente affascinato dalla nuova realtà, Juan si ritrova in seguito intrappolato tra due differenti universi complementari che, inconsciamente, combattono per eliminarsi l'uno con l'altro.
Approfondimento
POST TENEBRAS LUX: UNO SCONTRO TRA CULTURE
Regista messicano considerato spesso d'avanguardia, Carlos Reygadas ha presentato Post tenebras lux al Festival di Cannes 2012 aggiudicandosi la Palma alla miglior regia, sollevando non poche polemiche. Ritenuto a torto astratto e caotico, Post tenebras lux secondo Reygadas offre invece diverse percezioni dell'esistenza ricorrendo a una narrazione che, seppur situata nel presente, mischia inconscio, sogni, ricordi e immagini del futuro del protagonista Juan (a dare una sorta di continuità del presente sono le immagini di una partita di rugby). Così come accade con la realtà, anche Post tenebras lux presenta molteplici livelli di lettura. Ambientato in Messico, il film però mostra prima di tutto due differenti universi socioculturali che entrano in rotta di collisione: la famiglia di Juan è infatti l'unica che appartiene al Messico occidentale e lo stesso Juan, pur rivolgendosi con gentilezza a coloro che in campagna lo circondano, mostra sempre una forma di superiorità.
L'ARRIVO DELLA LUCE
Il protagonista Juan ha tutto - casa, soldi, salute, una moglie e dei figli che lo amano - ma non è soddisfatto: pur vivendo una vita piena, è circondato dalle tenebre. Tuttavia, sul letto di morte (rimasto ferito dopo un furto con scasso) ha la possibilità di vedere un raggio di luce che gli mostra le cose in modo diverso. Nello scrivere di come la luce porta la verità verso Juan, Reygadas è stato ispirato dalla lettura di Guerra e pace di Tolstoj, dove il principe Bolkonskij cambia la sua visione insoddisfatta della vita solo sul punto di morte. Poiché la ragione ha finito per avvolgere Juan nel buio, nella solitudine e nella cecità, Juan ha bisogno della luce per riappropriarsi della sua infanzia, dei suoi sentimenti e dei ricordi di cui ha bisogno. Da un punto di vista politico, l'oscurità che vive Juan è assimilabile a quella del Messico del Duemila, la cui violenza è legata secondo Reygadas a una crisi spirituale per cui tutti aspettano l'arrivo della luce. La devastazione della cultura primitiva messicana è inoltre visibile verso la fine del film, quando una scena di auto-decapitazione (frutto della disperazione dell'amico che ha tradito Juan) lascia spazio a una "pioggia di sangue" su una terra quasi apocalittica.
IL DIAVOLO E LE IMMAGINI SFOCATE
Post tenebras lux non parla della presenza del male nel mondo. Poiché Reygadas è convinto che in senso religioso il male non esista e che tutto dipenda dagli atti creativi o distruttivi dell'uomo, il diavolo presente nel film non è una apparizione malefica, tanto che entrando in casa e vedendo un bambino non gli fa nulla. Si tratta più che altro di una rappresentazione manichea voluta del regista per sottolineare l'innocenza dei bambini e la loro assenza di paura dovuta alla non consapevolezza del male. Le immagini sfocate con cui Post tenebras lux è stato realizzato sono inoltre un'espediente usato per avvicinarsi il più possibile ai processi cognitivi legati alla percezione visiva.
Note
Le storie estreme di Reygadas, il simbolismo, le provocazioni (sessuali), l’esasperazione stilistica, hanno sempre diviso spettatori e addetti ai lavori. E così è successo anche stavolta, anzi di più. Violenza, colpa, natura vs. civiltà, bellezza che toglie il fiato, vuoto incolmabile, e noi sospesi tra la luce e le tenebre. A Cannes questo film, col suo titolo biblico-calvinista e l’attitudine sciamanica, generò in molti sconcerto e irritazione, per l’ermetismo, per la mancanza di qualsiasi buona creanza narrativa, per le ambizioni altissime. Tutto vero. Ma di fronte alla forza di certe immagini, alla libertà espressiva, alla sfida (disturbante) al buon senso, viene da dire: avercene!
Trailer
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- Prix de la mise en scène a Carlos Reygadas al Festival di Cannes 2012
Commenti (4) vedi tutti
PTL è un film letteralmente irriducibile in dialogo con la politica del Messico di ieri-oggi-domani, è un film sulla sperequazione sociale fatta di ellissi, lacerti e frammenti, è un ritratto dell'apparentemente inintelligibile contemporaneità, è un album di famiglia dopo la tempesta, la rivoluzione, la catastrofe a bassa intensità autoprocurata.
leggi la recensione completa di mckTentando di glossare con un freddo simbolismo (tramite raffigurazioni metafisiche/allegoriche orientate verso la teologia e il folclorismo) le peculiarità più biasimevoli del subconscio, Reygadas si perde nella ricerca di una cifra stilistica, lasciando parecchie perplessità nell'assunto narrativo.
commento di Stefano LEsasperante atto di videoarte contrabbandato per cinema, dove l'assenza di storia è meticolosamente scambiata per creazione da un esercito di critici che ne cercano una ragione, evidentemente inutile da trovare: sapersi vendere è sempre meglio che saper fare. Ma poi, alla fine, tanto rumore per nulla.
commento di maurri 63Reygadas fa sfoggio delle sue indubbie capacità tecniche ma non riesce a domare il suo talento e il prodotto finale risulta una sequenza di scene prive di un filo logico in cui ognuno può vedere tutto e il contrario di tutto. Se fare grande cinema vuol dire realizzare prodotti incomprensibili allora siamo di fronte a un grande film.
leggi la recensione completa di GIANNISV66