Regia di Hiroyuki Tanaka vedi scheda film
Drive è un film giapponese del 2002, scritto e diretto da Sabu (pseudonimo di Hiroyuki Tanaka).
Sinossi: Asakura (Shin'ichi Tsusumi) è un salaryman con evidenti problemi comportamentali a causa di un passato nefasto (suicidio di entrami genitori) e per di più soffre di una tremenda emicrania provocata, secondo i dottori, dal forte stress lavorativo/famigliare.
Un giorno mentre si recava a lavoro, improvvisamente tre rapinatori irrompono nella sua auto e lo costringono a diventare loro complice in un susseguirsi di tragicomiche e brevi avventure, verificatesi nel corso di una sola giornata; per il ragazzo l'incontro con i tre criminali si trasforma in una sorta di viaggio mistico che gli permetterà alla fine di vivere un'esistenza normale...
Sabu tra la fine degli anni Novanta e l'inizio del nuovo millenio si era distinto come uno dei più innovativi ed interessanti autori del nuovo cinema giapponese con uno stile tutto suo dove grottesco, surrealismo, comicità ed una velata critica sociale si amalgamavano alla perfezione e con questo Drive l'auotre, ex musicisita rock, continua il suo percorso autoriale.
Il film in esame è un'opera molto stratificata in cui è possibile evidenziare alcuni fili conduttori già proposti in altri suoi film, nello specifico ritroviamo il posizionamento al centro della narrazione un uomo normale travolto da una successione di eventi paradossali impossibili da controllare; il tema delle coicidenze assurde ed improvvise, rappresentano un po' il corpus autoriale di Sabu ma la bravura del regista è quella di saper costruire attorno ad eventi surreali e grotteschi (alcuen sequenze sono memorabili) e apparentemente no-sense una narrazione profonda e per nulla convenzionale scandita da una gestione del ritmo notevole, con personaggi incredibilmente stravaganti ma allo stesso tempo molto realistici nel pensiero e nel loro background.
I 4 protagonisti proposti da Sabu sono molto interessanti; il regista opta per una caratterizzazione superficialmente minimale, ma in realtà molto elaborata e tramite un semplice flashback oppure attraverso una breve sequenza notturna ambientata in una clinica fatiscente, preceduta da una scellerata e casuale corsa in auto, i suoi eori bizzari ed egocentrici acquistano un'essenza realistica velata da un triste pessimismo e nichilismo.
Un altro aspetto caro al regista, già visto in maniera stupefacente in Postam Blues, è l'elemento metacinematografico inserito sempre in un contetso molto paradossale come la conversazione tra la folle zia del protagonista ed i suoi nuovi amici criminali: la zia si prenda beffa del tragico passato del nipote e lo reputa quasi uno psicopatico chiamando in causa celebri pellicole come Carrie-lo sguardo di Satana di De Palma o Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme oppure pensiamo al finale onirico in cui il regista strizza l'occhio a George A. Romero.
Continuando con gli elementi cari a Sabu pure in Drive sono presenti alcuni deliranti inseguimenti, ad esempio cito la scena in cui i quattro personaggi scappano di fretta e furia da un ristorante, il tutto ripreso con una convulsa macchina a spalla che si distacca sensibilmente dalla macchina fissa della sequenza precedente (la regia di Sabu è sempre ben calcolata).
Infine come già anticipato all'inizio del mio scritto, le opere di Sabu si contraddistinguono sempre da una velata critica sociale, anche qui presente; si parte dalla famiglia disfunzionale, poi abbiamo la tremenda piaga del suicidio, passando per la critica verso le forze dell'ordine (quasi sempre inutili in un paese dove la criminalità organizzata detta legge) per arrivare al menefregismo della società verso i più deboli.
Breve curiosità: il protagonista Shin'inchi Tsutsumi aveva già collaborato più volte con Sabu (Postman Blues, Unlucky Monkey, Monday) mentre i tre criminali hanno lavorato tutti almeno una volta con un altro maestro giapponese come Kitano, in particolare Susumo Terajima grande amico di Takeshi.
Drive è un film imperdibile e bellissimo ma incredibilmente sconosciuto nel nostro paese, mistero.
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