Regia di Laurent Bouzereau vedi scheda film
Roman Polanski si racconta e si confessa all'amico e produttore Andrew Braunsberg.
Laurent Bouzereau è regista (e anche produttore) di innumerevoli documentari di tema cinematografico; Andrew Braunsberg è produttore, al fianco di Roman Polanski da moltissimi anni; Polanski non ha bisogno di presentazioni, ed è il protagonista e il fulcro di questo film. Un'ora e mezza a ruota libera, sollecitato dall'amico Braunsberg a ripercorrere la sua storia personale, fra aneddoti di vita vissuta, dettagli artistici e confessioni sulla vita privata: Roman Polanski in questa pellicola si mette a nudo per il pubblico e affronta apertamente anche i tre argomenti tragici che hanno sconvolto la sua vita: l'esperienza nel ghetto ebraico, da bambino, sotto i nazisti; l'assassinio barbaro e folle di sua moglie Sharon Tate (incinta) nel 1968 a opera di Charles Manson e altri squilibrati; la violenza sessuale inflitta a una ragazzina nel 1977, negli anni perdonata dalla vittima stessa, ma che ha causato al regista l'esilio perpetuo dagli Stati Uniti e nel 2010 una detenzione di 9 settimane in un carcere svizzero, in attesa di un'estradizione verso gli Usa infine non concessa. La massima calma con cui il cineasta parla di questi episodi tradisce l'amara consapevolezza di un uomo che ha attraversato cime e abissi in un'esistenza di gloria e di dolore, di successi e di vergogna; ma la sua emozione è comunque avvertibile sul volto, nonostante la voce rimanga sempre pacata e rassicurante. A film memoir è una buona occasione per conoscere meglio da vicino - e tramite le sue stesse parole - un personaggio su cui tantissimo è stato detto, spesso a sproposito; naturalmente il limite di un'operazione simile è quello della mancanza di contraddittorio, ma a Polanski non manca neppure la dote dell'autocritica. 6/10.
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