Regia di Brandon Cronenberg vedi scheda film
Dipendente infedele di una società che si occupa, dietro compenso, di inoculare i virus patogeni che infettano il sangue di personaggi famosi ad i loro morbosi ammiratori, Syd March utilizza il proprio corpo per trafugarli e rivenderli nel mercato nero. Quando si inietta il siero di una stella del cinema affetta da una letale febbre emorragica, si ritrova al centro di una spietata e clandestina lotta di brevetti da cui stenterà non poco per riuscire ad uscirne vivo.
Fattosi le ossa nella bottega degli orrori del padre David (tecnico degli effetti speciali in 'eXistenZ' 1999) ed autore di un paio di corti a tema ('Broken Tulips' 2008 - 'The Camera and Christopher Merk' 2010) con cui scandaglia le ossessioni di un voyerismo morboso e compulsivo, il giovane Cronenberg esordisce nel lungo con questa metafora distopica ed inquietante sulle ricadute parossistiche di una coscienza collettiva asservita alle irrefrenabili pulsioni della società dell'immagine, dove l'identificazione con i modelli ideali del divismo mediatico si traduce in una insopprimibile vocazione alla contaminazione biologica ed al cannibalismo (se noi siamo quello che mangiamo, chissà cosa possiamo diventare mangiando il nostro idolo preferito?!!). Seguendo le direttrici di una detection che supporta tutto l'armamamentario derivativo sulle trasformazioni medianiche della 'nuova carne' (da Rabid - Sete di sangue a Scanners, da Videodrome a eXistenZ), Cronenberg Jr. ci conduce attraverso una isteria di massa a fini di lucro in cui la personalizzazione delle forme virali più 'blasonate' può essere criptata da un complicato meccanismo psicosomatico che ne protegga il copyright dalla contraffazione e dal contrabbando, scatenando una guerra intestina che si risolve nella capacità di proporre il prodotto più innovativo da un punto di vista del marketing, con tanto di vittime più o meno illustri facilmente sacrificabili sull'altare del denaro e del profitto a tutti i costi.
Nulla di nuovo sotto il sole (o sotto la pelle) insomma se non fosse per un immaginario iconografico potente e sconcertante che richiama le ributtanti trovate di una contaminazione biologica che predilige raccapriccianti lesioni erpetiche e vomitevoli colture cellulari a scopo alimentare, mortificando una dimensione onirica e psicologica appena abbozzata (le proiezioni psicosomatiche della malattia, le mortifere ossessioni sessuofobiche, le suggestive teorie di una inquietante coscienza di massa) a favore di un plot che si risolve nè più ne meno come la guerra senza quartiere di uno spietato spionaggio industriale che superi le barriere della vita e della morte, trasfigurando la bellezza e l'incorruttibilità del corpo in un ammasso raccapricciante di cellule e tessuti che ne perpetui l'esistenza all'interno di un triste sarcofago di coltura ad uso e consumo di fans muniti di una valida carta di credito. La diva è morta, lunga vita alla diva!
Un Caleb Landry Jones emaciato e malaticcio con le physique du rôle che la parte richiede ed una Sarah Gadon la cui bellezza iconografica ed inarrivabile stride apertamente con qualunque idea di malattia e di putrefazione del corpo. Non per tutti i gusti.
Presentato nella sezione Un Certain Regard della 65° edizione del Festival di Cannes si aggiudica il premio come Miglior opera prima canadese al Toronto International Film Festival 2012. Piccoli Cronenberg crescono.
"E con il mento fra le due assi,
Steso sul palco con gli occhi blu,
Sentì gridare dietro quei passi
"Se lo mangiamo siam come lui!". (Vaudeville - R.Vecchioni)
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