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Antiviral

Regia di Brandon Cronenberg vedi scheda film

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La recensione su Antiviral

di bradipo68
8 stelle

In un futuro non troppo lontano e comunque abbastanza vicino da incutere timore, le multinazionali del farmaco hanno cominciato a isolare i virus responsabili delle malattie che colpiscono le stars più famose dello show biz, solo per accontentare il feticismo fuori controllo dei fans che chiedono di farsi infettare dagli stessi agenti patogeni che hanno infettato i loro idoli. Syd March lavora per una di queste multinazionali  e per arrotondare lo stipendio  si inietta lui stesso questi virus per poi rivenderli al mercato clandestino. Tutto bene, si fa per dire perchè Syd è sempre malaticcio a causa della sua attività di trasporto antigeni, fino a quando si inietta il siero della famosissima Hannah Geist colpita da una malattia misteriosa. Quando la diva viene a morte in circostanze misteriose dopo una breve agonia Syd diventa il bersaglio di misteriosi collezionisti e oggetto di studio da parte di una grossa ditta farmaceutica. E dovrà anche collaborare con loro per riuscire a trovare una cura alla malattia con cui si è autocontagiato in quanto i sintomi diventano ogni giorno più gravi.
Incomincia una lotta contro il tempo dall'esito affatto scontato.
Brandon Cronenberg ha 28 anni, è figlio di un certo David Cronenberg che ha scritto brani di storia del cinema con i suoi film di carne mutata e mutante in un passato relativamente recente e assai glorioso.
Ebbene David , il padre , a 28 anni era ancora ben lontano dall'elaborare lo stile che lo avrebbe reso famoso. Lavorava alla televisione canadese , l'unico lavoro che forse conteneva i prodromi di quello che avrebbe fatto in futuro era un mediometraggio, intitolato Stereo del 1969 ( David all'epoca era 26enne) , che in poco più di 60 minuti riusciva a trasmettere una sensazione di disagio ben palpabile parlando di sessualità e comunicazione telepatica in un futuro non troppo lontano.
Come atmosfere Antiviral mi ha ricordato parecchio quel mediometraggio e ha spazzato via totalmente tutte le mie perplessità su Brandon Cronenberg. Diciamo la verità: appena abbiamo avuto la notizia che Brandon , figlio di David Cronenberg avrebbe debuttato alla regia , abbiamo pensato tutti al solito figlio di papà che si trova tutte le porte aperte a causa del cognome pesante.
Insomma il solito pensiero da italianuccio abituato alla dietrologia: e invece , come già successo con Duncan " non chiamatemi più figlio di David Bowie" Jones , altro figlio d'arte baciato da indiscutibile talento, siamo costretti a riporre nel cassetto tutti gli strali del pregiudizio di cui ci eravamo armati.
Antiviral non è un film facile da metabolizzare e troverà più di un detrattore non abituato a un'idea estetica così estrema, a una regia così dilatata e a un'idea di base così weird da risultare originale e vincente.
Se è vero che si coglie la vicinanza di tematiche e una certa ansia di confrontarsi col cinema di cotanto genitore , è anche vero che la sensibilità di Brandon è ben diversa da quella del padre alla sua età e quindi è evidente che sia stato "educato" dalla progressione artistica di Cronenberg padre.
Antiviral però non sarebbe così particolare e memorabile se non ci fosse stato un protagonista come Caleb Landry Jones , uno strumento perfettamente deformabile nelle mani del suo regista capace di una metamorfosi fisica impressionante nell'arco della sua odissea microbiologica alla ricerca di una via di salvezza. Il suo aspetto efebico, slavato e stralunato , il suo sguardo perso perennemente nel vuoto, il termometro sempre a misurare una temperatura corporea abituata a fare i capricci sono fattori determinanti per la riuscita di questo incubo in cui il bianco domina incontrastato.


Il candore abbagliante delle scenografie dovrebbe essere sinonimo di pulizia, di asepsi e invece sottintende una nuova apocalisse mondiale. Quella virologica.
Oramai le guerre si combattono all'interno dei corpi in un mondo portato al collasso dal feticismo esasperato. Non più armi da fuoco ma aghi , prelievi ematici, stravasi di sangue nerastro , la morte che arriva nel silenzio assoluto.
Altra cosa da ricordare è quella specie di condivisione del letto di morte che Syd ha con la diva Hannah Geist: lei è l'oggetto della venerazione di milioni di fans e lui sta vivendo in una condizione che sarebbe invidiata da tutti coloro che idolatrano questa figura talmente idealizzata da risultare quasi irreale.
Eppure per lui è un incubo perchè dilaniato dalla morte che minuto dopo minuto si impadronisce sempre di più della dea al cui culto si è votato come milioni di altri appassionati. E lui è impossibilitato a cambiare il corso degli eventi. O forse si.
E qui ritorna la poetica della carne mutata tanto cara al padre in un finale tutto da vedere e "assaporare".
Antiviral è un film  freddo come il ghiaccio ma è solo apparenza.
Ha il fuoco che arde dentro.
E' tutta questione di lunghezza d'onda. Se si riesce a porsi su quella giusta Antiviral può ambire a essere uno dei film dell'anno.
Comunque sia è una visione impressionante. Un incubo a occhi aperti.
Letteralmente.
(bradipofilms.blogspot.it)

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