Regia di Nelo Risi vedi scheda film
La supermaggiorata Aida lavora in un supermercato in terra d'Emilia. Il suo uomo, Saro, è siciliano e in Sicilia vuole che lei si trasferisca. Aida lo segue, ma la realtà del sud nasconde molti interrogativi inquietanti, non ultima la scomparsa dello stesso Saro.
Poi dicono che non bisogna accanirsi contro Silvio, che non è sempre tutta colpa sua. Ma provate a guardare anche soltanto cinque minuti a caso di questa pellicola prodotta da Berlusconi per le sue reti tv, se volete rendervi conto dello scempio a cui è stato costretto un regista intellettuale come Nelo (fratello di Dino) Risi, dello spreco di risorse perpetrato al fine di realizzare un siffatto romanzetto noir a sfondo lontanamente erotico, tanto blando nei contenuti quanto moscio nella narrazione. E quindi domandatevi - al di fuori di qualsiasi ironia - qual è il bene che l'allora Cavaliere avrebbe fatto per la cultura del Belpaese. Non solo il film è scialbo, a tratti davvero tirato via (peraltro Risi si ritirerà definitivamente dal cinema, dopo aver accettato tale ignobile compromesso); ma oltrettutto non si vedono mai le tette di Serena Grandi, attrattiva che lo avrebbe reso per lo meno interessante da un qualche punto di vista. E invece Per odio, per amore contiene pure una delle peggiori scene di sesso della storia del cinema, quella verso il finale che vede coinvolti proprio la Grandi e il giovane Vincenzo Crivello, debuttante piuttosto ignaro del concetto di 'recitazione'. Nel cast l'altro elemento di richiamo è il nome di Gerardo Amato, fratello-sosia di Michele Placido; la sceneggiatura è firmata dallo stesso regista e da Edith Bruck e Patrizia Pistagnesi, con la collaborazione di Ennio De Concini, meglio per lui non sapere in quali e quanti termini. La storia raccontata nel film si presume vera e tutto può essere; ma la cosa più vera in assoluto del lavoro è la noia che ne scaturisce, ed è difficile indovinare se sia più quella per il pubblico o quella patita sul set. 2/10.
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