Regia di Sergei Loznitsa vedi scheda film
Ispirato da un racconto del bielorusso Vasili Bykov, ex soldato dell'armata rossa, il film di Loznitsa racconta la vicenda di tre personaggi, due partigiani e un (presunto) collaborazionista, durante l'invasione nazista in Bielorussia, nel 1942. Il regista russo spolpa la guerra, la dirada, fissa la sua macchina da presa su questi tre uomini, li scava, prova a capire le motivazioni degli uni e dell'altro, muovendosi lentamente, troppo, in lunghi piani sequenza nelle immense foreste russe, dove l'unico suono è lo stormire delle foglie e di rari colpi di fucile in lontananza. Poca o assente è l'azione, assolutamente non centrale in quello che vuol raccontare il regista: la guerra è infame, sporca, crudele, lo si sa, non la mostra, il suo piuttosto è un tentativo d'introspezione, una specie di "sottile linea rossa" malickiana, dolente e priva di speranza. Fino a che, lentamente, la nebbia avvolgerà tutto, quasi ad aiutare a dimenticare, nascondere, lenire. Nessuna risposta, qui. Film bello, intenso, ma di difficile assimilazione.
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