Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film
L'autore si serve di uno dei cliché hitchcockiani per eccellenza, un innocente ritenuto colpevole, e lo appesantisce per quasi due ore con un ridondante e manipolatorio vittimismo (ennesima declinazione della persecuzione trieriana), che non conosce humour o la portata metafisica del cinema del Maestro. Ogni tema viene così liquidato in modo semplicistico, attraverso un manicheismo che ha dimenticato l'ambiguità langhiana e si affida alla mera contrapposizione (singolo/branco, giusto/ingiusto, interno/esterno ecc.), al fine di imporre il proprio ricatto emotivo al pubblico. No, grazie, non sono disposto a relegare la mia spettatorialità ad un ruolo tanto passivo quanto quello imposto al suo protagonista, sig. Vinterberg.
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