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Il sospetto

Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film

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La recensione su Il sospetto

di supadany
8 stelle

Torna a volare alto Thomas Vinterberg, raccontando una storia difficile, scegliendo un punto di vista tanto insolito quanto inquietante, eliminando ogni sorta di dubbio che ai personaggi in scena e allo spettatore offre però due realtà opposte, mostrando quanto le apparenze possano essere fallaci soprattutto quando ci si trova di fronte ad un fatto che obbliga a prendere posizioni nette.

La vita sembra andare per il verso giusto a Lucas (Mads Mikkelsen); sta per riottenere suo figlio, a lavoro i bambini lo adorano, gli amici sono sempre al suo fianco ed ha pure trovato una nuova compagna (Alexandra Rapaport).

Poi la piccola Klara lo accusa di averla molestata e tutto cambia, quasi tutti voltano le spalle a Lucas che viene considerato un pervertito nonostante i suoi proclami d’innocenza.

Non sarà facile resistere in attesa che la giustizia faccia il suo corso.

 

 

Di fronte a certi fatti (la violenza su una bambina è ciò che di più vile ci possa essere) non esistono parole e compassione, purtroppo (o per fortuna) non sempre le accuse diventano condanne per la legge, ma far cambiare idea alle persone è difficile quando ormai si ha addosso una macchia indelebile.

Proprio per questo il finale è di rara compiutezza, nonostante sia passato del tempo e che le accuse siano cadute, per qualcuno Lucas rimarrà il molestatore di bambini, una persona pericolosa e una piccola comunità che vive nella più totale tranquillità è il posto dove avviene la reazione peggiore, proprio perché meno preparata.

E noi cosa avremmo fatto al posto di quei genitori?

Premesso che la violenza è la strada sbagliata e che non porta a nulla (violenza porta solo ad altra violenza non a delle soluzioni), il sospetto è troppo forte, il fatto insopportabile, la verità assoluta è cosa rara, ma (e proprio per questo) noi (spettatori) che sappiamo non possiamo che trascorrere tutto il tempo con un’ansia perenne, in continua crescita che trova in Chiesa (luogo simbolico del perdono) il culmine di una disperazione portata ad esplodere dopo una serie di atteggiamenti ed azioni che fanno sentire Lucas un reietto.

Thomas Vinterberg costruisce un percorso marcato, forse con qualche esasperazione (come la scena al supermercato), ma trova la strada giusta per farci sentire piccoli (e se capitasse a noi di subire un’accusa del genere?), trasformare un innocente in un (solo presunto) carnefice e poi in vittima esposta alla pubblica gogna è tra le trasformazioni più forti che si possano vedere.

Non ci sono cattivi, solo dubbi e certezze che si annidano, siamo tutti uomini capaci di cose immense, come di errori sovraumani e i volti in scena sono molto efficaci nello trasmettere le sensazioni, dalla compostezza quasi disperata di Mads Mikkelsen, alle espressioni della piccola Annika Wedderkopp, guidata benissimo, grazie ad un copione lucido, mentre anche la componente estetica non viene lasciata certo al caso.

Fortemente significativo.

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