Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film
(NON) CALPESTARE LE LINEE
Film di scuola danese, che come altre pellicole connazionali (ahimè inesperto, posso “spaziare” solo su alcuni titoli di Susanne Bier), va dritto al punto, come molti dei pugni e degli scoppi di violenza, mai risolutivi, che puntualmente si scatenano nel corso di questa dolorosa vicenda.
La vita è una lotta, una caccia che si perpetua di generazione in generazione, nella quale vengono azzerate del tutto le distanze tra preda e cacciatore.
Il protagonista finisce suo malgrado travolto dal dilagare di un sospetto che prende ben presto le odiose sembianze del disprezzo e dell'infamia.
Non c'è niente di certo nella vita di un uomo. E se anche i sentimenti profondi (l'amicizia in particolare) sono radicati, e perciò duraturi, essi non garantiscono in assoluto un riparo sicuro e liberatorio: il finale (forse troppo) paradigmatico è lì a testimoniarlo.
Ma il vero finale è un altro, e precedente, ed è quello in cui il protagonista Lucas prende in braccio la mendace Klara (Klara?! ... anche i danesi cadono in questi giochetti), traendola dal “baratro” delle scale, per aiutarla a superare per l'ennesima volta il suo evidente imbarazzo nel calpestare le linee. Forse nemmeno i genitori se ne erano mai accorti.
Nessuno sa capire Klara come Lucas: i bambini hanno sempre più bisogno di essere capiti e guidati in quel difficilissimo percorso che è la vita, mai simile ad un ordinata sequenza di linee e di spazi ben delimitati. Prima poi ci abbiamo tutti pestato dentro.
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