Regia di Tonino Valerii vedi scheda film
Un cacciatore di taglie attende al varco le sue prede: infatti si è specializzato nel difendere le spedizioni di denaro fra le banche dalle aggressioni di banditi e predoni. Un giorno il suo piccolo tesoro viene sottratto e per l'uomo comincia un percorso di vendetta personale.
L'idea di base della storia può essere bizzarra e, se si vuole, anche un minimo ricercata: un pistolero che agisce in nome della giustizia (e del denaro, ci mancherebbe altro: ma senza l'avidità che lo spinga a fuoriuscire dalla legge) mancava nel genere spaghetti western; eppure Per il gusto di uccidere cambia drasticamente approccio verso la sua metà e il nostro eroe - pur rimanendo spiccatamente personaggio positivo - ricalca il già fin troppo noto stereotipo del vendicatore sulle tracce del proprio nemico personale. Stiamo parlando dell'esordio dietro la macchina da presa di Tonino Valerii, negli anni precedenti assistente di Sergio Leone e per forza di cose approdato al western all'italiana in maniera del tutto naturale; e anche se questa pellicola non è stata un immediato successo, Valerii decise di insistere e di girare altri lavori simili negli anni seguenti: venne subito ripagato dal buon riscontro di pubblico del successivo I giorni dell'ira (1967). Co-produzione fra Italia e Spagna, il film risulta scritto dal solo Victor Auz (dai titoli di testa), sebbene sembri improbabile che lo stesso Valerii non abbia partecipato alla stesura del copione (Imdb.com in effetti lo accredita); il cast tecnico e quello artistico sono debitamente suddivisi a metà fra nomi nostrani e iberici: fra gli interpreti vale la pena di ricordare Craig Hill, Piero Lulli, George Martin, Rada Rassimov, Franco Ressel e l'immancabile Fernando Sancho, una bella carrellata di 'seconde linee' molto dignitose. Niente di eccezionale, si diceva, ma un trampolino apprezzabile per la futura carriera del regista. 3/10.
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